“All’autocombustione credono solo i bambini. E’ una favoletta. Soprattutto se si considera che ci sono state decine di incendi contemporaneamente. Non è possibile che tutta l’Isola prenda fuoco per caso nello stesso momento”. Un mese fa è scampato ad un attentato, ma Giuseppe Antoci, il presidente dell’ente Parco dei Nebrodi, continua a non avere peli sulla lingua.
“Noi, qui al parco – assicura – faremo la guerra ai piromani. Metteremo telecamere, controlleremo ogni centimetro e se se ne prenderà qualcuno, ci costituiremo parte civile. Non daremo tregua a chi incendia le nostre terre, sarà guerra spietata fin quando non verranno assicurati alla giustizia”. Sono decine i roghi che stanno devastando Militello Rosmarino, Naso, Tusa, Mistretta, S.Stefano di Camastra, Motta d’Affermo, S.Agata Militello. Sul posto, per tutto il giorno, insieme alle forze dell’ordine e ai vigili del fuoco, anche il Corpo di Vigilanza del Parco dei Nebrodi. “Il territorio – è l’atto d’accusa di Antoci – è stato massacrato. Io sono certo che ci sia dolo e so anche che sarà difficilissimo provarlo, perché usano mille tecniche diverse, alcune impossibili da smascherare come dare fuoco agli animali che, scappando, poi diffondono le fiamme”.
Antoci convocherà per i prossimi giorni una conferenza di servizi con la Protezione Civile. “Dobbiamo dare un segnale inequivocabile”, dice. Nella notte tra il 17 e il 18 maggio scorsi a salvare la vita a Giuseppe Antoci fu l’auto blindata sulla quale viaggiava e la scorta, che rispose al fuoco degli attentatori. A sparare almeno due persone, forse mandate dagli stessi che da tempo hanno preso di mira Antoci, oggetto di intimidazioni di vario genere (“Finirai scannato”) da quando e’ alla guida dell’ente che gestisce la più grande area protetta della Sicilia, nel Messinese, e si batte per sottrarre alla mafia aree utilizzate abusivamente per il pascolo.
Le agromafie ormai da tempo imperversano nell’area dei Nebrodi, allettate dal business dei contributi Ue e dagli affari di vario genere legati al controllo dei terreni, che vengono affidati secondo criteri non sempre trasparenti. I protocolli predisposti dal parco per ricondurre questa situazione in un quadro di piena legalità hanno dato fastidio e le indagini aperte sui roghi di oggi diranno se anche l’azione dei piromani cui fa riferimento Antoci sia riconducibile ad una azione dei clan per il controllo del territorio.