Resa dei conti per uno sgarbo subito volta a riaffermare la propria supremazia criminale: è questo il movente del pestaggio perpetrato lo scorso 30 marzo ai danni di un pregiudicato messinese.
L’uomo agli arresti domiciliari è stato raggiunto, con l’inganno, presso la propria abitazione, da tre uomini che, nonostante la presenza della moglie e della figlia, lo hanno aggredito violentemente, avvalendosi anche di un coltello, di un casco, di un tirapugni e di una pistola. Trauma cranico, fratture delle ossa nasali, contusioni al torace ed all’addome, le conseguenze riportate dalla vittima.
L’attività d’indagine dei poliziotti della Squadra Mobile della Questura di Messina, coordinata dalla locale Procura della Repubblica, si avviò rapidamente. Intercettazioni, analisi delle telecamere adiacenti l’immobile teatro dello scontro, ascolto di testimoni, gli strumenti adottati dagli agenti per ricostruire la dinamica dei fatti e risalire ai suoi autori. Mesi di intenso lavoro conclusisi con l’arresto, di quattro persone tutte messinesi. Sono finiti in carcere, in esecuzione di ordinanza di applicazione della relativa misura cautelare: Giovanni Lo Duca, 48 anni, ritenuto il mandante della spedizione punitiva, capo dell’omonima consorteria operante nella zona Provinciale, già detenuto in esecuzione di provvedimento della DDA di Messina per il quale era stato tratto in arresto sempre dai poliziotti della Squadra Mobile. Felice Vita, 36 anni, Domenico Romano, 35 anni, Domenico De Pasquale, 42 anni, ritenuti esecutori materiali del raid.
Dovranno rispondere dei reati di: lesioni gravi, violazione di domicilio, porto e detenzione di arma da fuoco tutti aggravati dal metodo mafioso.