Gli uomini della D.I.A. di Messina, supportati dal Centro Operativo di Catania, a conclusione di una lunga e articolata attività investigativa, hanno sequestrato il patrimonio riconducibile a Giuseppe Pellegrino, di Messina, noto pregiudicato attualmente detenuto, legato al clan Saracio e, successivamente, con quello dei Spartà, operante nella zona sud della città di Messina.
Nella zona sud di questa città in località Santa Margherita, la famiglia Pellegrino, tra gli anni 80’ e 90’, era divenuta antagonista a quella dei Vitale dando vita ad una “guerra di mafia” contrastata poi nell’operazione “Faida” nel cui contesto Pellegrino è stato arrestato e condannato alla pena di 30 anni (che attualmente sta scontando). Secondo copiose risultanze processuali, i Pellegrino inizialmente erano legati al clan Sparacio e, successivamente, con quello dei Spartà. I cattivi rapporti con la famiglia Vitale anch’essi imprenditori nel settore del movimento terra, culminarono con l’omicidio di Giovanni Pellegrino (fratello di Giuseppe), avvenuto l’08 febbraio del 1990 per mano di Nicola Vitale. Quest’ultimo comunque, per l’omicidio, venne assolto dalla Corte d’Assise con la motivazione di “aver agito in stato di legittima difesa”.
Gli investigatori hanno accertato che Giuseppe Pellegrino nel corso dei colloqui carcerari avvenuti nel 2012, impartiva ai congiunti chiare e puntuali disposizioni volte a consentire l’inserimento del proprio figlio Manuel Giuseppe nel lucroso settore delle onoranze funebri, avvalendosi della sua appartenenza all’organizzazione criminale “Cosa Nostra” e delle “alleanze” fissate durante la sua detenzione, nella fattispecie con il gruppo catanese della famiglia D’Emanuele, facente parte del famigerato clan “Santapaola”.
Il sequestro odierno ha infatti interessato quattro aziende, operanti nel settore delle onoranze funebri e dell’edilizia, nonché del commercio di prodotti alimentari, un fabbricato e vari rapporti finanziari, del valore complessivo pari a 5 milioni di euro.