Nei giorni scorsi in Slovenia è stata inaugurata “la prima fontana al mondo di birra”. La notizia ha fatto il giro dei social, suscitando notevole curiosità tra gli amanti della bevanda alcolica più antica del mondo. Ma forse non tutti sanno che a Messina (sì avete letto bene Messina), nel ‘700 furono realizzate delle fontane da cui sgorgava vino e la cui ideazione ben si confà a quegli aspetti ludici, spettacolari e dissacratori che sono alla base del periodo barocco.
Fu per le feste di acclamazione di Filippo V che i negozianti di vino, per il pubblico piacere del popolo e per dare il loro contributo alla solennità delle celebrazioni, vollero che fossero fabbricate due “macchine da festa” particolari, ovvero due fontane dalle quali, al posto dell’acqua, sgorgava vino. La realizzazione di questi due apparati effimeri, ovvero legati al solo periodo festivo, fu opera del celebre architetto e scenografo messinese Filippo Juvarra. Erano due fontane di singolare risoluzione architettonica e conosciute con la dicitura “fontane fatte dai negozianti di vino che mandavano il medesimo licore”.
Juvarra realizzò, altresì, anche una incisione di queste fontane per il volume “Amore Ed Ossequio Di Messina In Solennizzare L’Acclamazione Di Filippo Quinto Borbone Gran Monarca Delle Spagne E Delle Due Sicilie Decritti e presentati A Sua Cattolica Maestà”, scritto di Nicolò Maria Sclavo Protopapa del Clero Greco di Messina, e da cui è tratta la descrizione delle stesse.
Ma dove erano ubicate queste fontane? Una era vicino la gran piazza del Duomo; questa artificiosa fontana era lavorata con fregi ed arabeschi argentati. Accostato ad una grotta vestita d’erbe, verdeggiava un albero palustre che era tenuto strettamente dalle mani di un satiro e mandava da quattro canali il “licore”. In una epigrafe, ivi posizionata, si leggeva questa iscrizione: “PHILIPPO QUINTO Hispaniarum ac Siciliae utriusque Regi Sèmper Augusto; Gestientis animi obsequium Vinarii Negotiatores contestantur”.
L’altra fontana fu realizzata nella piazza di S. Antonio. Qui vi era già una fontana marmorea di nobile architettura che rappresentava Ganimede, ossia Aquario, che siede sopra un globo celeste, realizzata da Rinaldo Bonanno nel XVI secolo.
Per quel giorno, ovvero l’acclamazione di Filippo V, fu interrotto il corso dell’acqua, e la fontana fu abbellita con “macchina vaghissima” in argento e da cinque cannelle sgorgava in abbondanza il vino. L’iscrizione che qui si pose, diceva: “Lympharum fluenta oblitus, lyeos in latices hic erumpit Aquarius. O Enopolarum hæc sunt miracula. Et decuit finē, PHILIPPO QUINTO JOVE BORBONIO regales Iberiae, Siciliarumque ad sedes evecto, cælestem Pincernam affluentibus ad Metropolim in hac celebri salutatione populis pro hilaritate tam dulce nectar Propinare”.
L’aquila bicipite, le ghirlande e la conchiglia si alternavano nel coronamento delle “Fontane fatte da negozianti di vino che mandavano il medesimo licore”. Questo ossequioso omaggio dei mercatanti di vino accrebbe le solennità reali di quel giorno e regalò un singolare spettacolo nel veder la gente che a gran folla accorreva alle fontane per dissetarsi.