La cena al buio e le regole che impari mettendoti nei panni di un non vedente

L’atmosfera surreale e poco illuminata del Marina del Nettuno, ha ospitato la “cena al buio” organizzata dai Lions club messinesi. E’ stato il primo evento del genere a Messina e i giovani organizzatori hanno voluto lanciare un messaggio di solidarietà alla città, affinchè ci si avvicini e si comprendano meglio le disabilità. Ieri i fortunati ospiti che hanno prenotato la cena realizzata in modo impeccabile dallo chef Pasquale Caliri, per qualche ora, hanno provato le stesse sensazioni di un non vedente. Agli ospiti è stato consegnato un kit contenente una benda e un bavaglio, per evitare di macchiarsi. C’era tanta curiosità da parte di tutti per comprendere le sensazioni che si provano in determinate circostanze. Tutto è stato curato nei minimi particolari. La mise en place era stata approntata in modo oculato. Non vi erano calici con stelo, per evitare un antipatico “strike” da parte di qualche commensale. Due bicchieri di forma diversa per l’acqua e il vino. La bottiglia di acqua frizzante aveva un elastico sul bordo, per distinguerla da quella contenente acqua naturale. Poi il vino, uno chardonnay siciliano che ben si abbinava ai piatti di pesce, che gli ospiti sconoscevano e che dovevano indovinare attraverso tutti i sensi, tranne la vista. I camerieri servivano al tavolo avvisando il commensale che stavano appoggiando il piatto della portata. Quando ho sentito una voce dire: “Attenzione signore stiamo servendo l’antipasto e stiamo appoggiano il piatto sul tavolo”, ho compreso che la prima cosa da fare in questi casi era quella di non muoversi troppo ed attendere che il cameriere ti appoggiasse il piatto davanti. Il primo senso che si è attivato è stato l’olfatto. Immediatamente comprendi la “seconda regola” che si impara in questi casi: capire la grandezza del piatto, tastandolo con le dita, in modo da sapere la zona centrale per “pescare” il cibo con la posata. L’antipasto, che alla fine si scoprirà essere una cake di polpo, patate, coulis di sedano e polvere di olive nere, aveva una forma e una consistenza tale da non creare troppi problemi ai commensali. Ma dopo i primi bocconi comprendi che è arrivato il momento della “terza regola”. Per capire se hai mangiato tutto, devi toccare il cibo per evitare che resti qualche residuo nel piatto. Ma hai sete, vuoi bere. Ecco la “quarta regola”: ci si deve muovere lentamente e con le mani cercare ciò che desideri. Dopo avere afferrato la bottiglia, arriva il momento della “quinta regola”: per versare il liquido senza che lo stesso finisca fuori dal bicchiere, devi tenere la bottiglia dalla parte alta del collo ( e non dalla pancia come facciamo di solito), avvicinarla lentamente al bordo del bicchiere, centrandolo il più possibile, “ascoltando” ciò che stiamo versando, per comprendere quando fermarsi e non andare oltre. La cena è proseguita con degli ottimi mezzi paccheri alla ghiotta di pescestocco, una Palamita in oliocottura, verdure, coulis di fave e zucca e, infine, un gelato nocciola (in varie consistenze), salsa caffè, fave di cacao e nocciola sabbiata. Al termine della cena lo chef Caliri ha chiesto ai commensali di indovinare i piatti serviti ed ha ringraziato tutti per la splendida esperienza che ha coinvolto non vedenti e normodotati. Per coloro i quali non sono riusciti a prenotare in tempo, in futuro l’esperienza potrebbe ripetersi e il consiglio è quello di non perdersela assolutamente.

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