Telecom Italia eroga per errore uno stipendio di zero euro ad un suo dipendente

A Messina non succede solo che Poste Italiane non consegni la corrispondenza, per non far mancare nulla e per non restare indietro, Telecom Italia replica lasciando un suo lavoratore senza stipendio. E’ quanto accaduto ad un dipendente del Centro Lavori di Messina. La sgradita sorpresa alla verifica della busta paga del mese in corso che conteneva €. 0,00; il tutto per presunte assenze (inesistenti) non giustificate del mese precedente. Solo che, viceversa, il lavoratore aveva regolarmente prestato la propria opera.

Alla sgradita sorpresa è seguita la beffa, messa in atto da un gruppo di Dirigenti aziendali che, sollecitati sulla vicenda dalle Organizzazioni Sindacali, invece di mettersi a disposizione del malcapitato, intervenendo per eliminare i disagi recati a lui ed alla sua famiglia, ha pensato bene di rinviare la soluzione a data (incerta) da destinarsi.

A denunciare l’accaduto i Segretari Generali di categoria di Messina: “E’ assurdo, -dichiara Giuseppe Di Guardo Segr. Gen. SLC-Cgil-, che una Azienda come Telecom Italia, che paga stipendi milionari ai suoi dirigenti e spende milioni in pubblicità varie, non riesca a provvedere immediatamente a sanare una situazione di disagio creata ad un suo dipendente, facendo accreditare immediatamente la misera somma di 1.500 euro, lasciando così di fatto, una famiglia intera in crisi”

”Non comprendiamo -aggiunge Antonio Di Guardo Segr. Gen. UILCOM-Uil- come possano accadere talune assurdità. Ricordo a me stesso ed a tutti, come un tempo la vecchia e gloriosa SIP sostenesse, a tutti i livelli, i propri dipendenti, mettendosi a disposizione e permettendo loro di avere anche aiuti economici extra. Oggi invece TIM, non riesce a rimediare, in modo sollecito, ad un errore aziendale, mettendo in crisi una intera famiglia con tutte le difficoltà del caso.”

“Auspichiamo, -aggiungono in conclusione i due Segretari Generali- che la situazione venga sanata immediatamente e che fatti del genere non si verifichino più.”

 

 

 

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