Porre l’accento su un fenomeno, quello della non autosufficienza, troppo spesso sottovalutato. Con questo obiettivo, quello di effettuare una analisi, con strumenti e modalità di intervento, si è svolta la giornata di studio organizzata organizzata dall’Anteas Messina Onlus e dal Cevs Messina e tenutasi presso il Salone degli Specchi di Palazzo dei Leoni.
«La povertà e la disoccupazione sono in aumento – ha esordito il presidente di Anteas Messina Santo Santonocito – sono i fattori che influiscono sulla non autosufficienza. C’è una sofferenza, bisogna intervenire».
«Il Governo Renzi – ha aggiunto la responsabile formazione del Cesv, Maria Lucia Serio – non ha posto tra gli obiettivi prioritari la non autosufficienza, anche se l’aver ripristinato il fondo per la non auto è un passo avanti perché da quello attingono gli enti. Ma l’Italia deve affrontare una grande sfida culturale e sociale, dettata dai numeri: il 21% della popolazione è anziana, 5.2 milioni di persone hanno necessità di assistenza e di questi 2.5 hanno limitazioni».
A Messina, su 100 famiglie sono 20 quelle che hanno necessità di un sostegno per la non autosufficienza. Lo ha detto il presidente dell’Associazione “Senza Barriere” Antonio Morabito: «Ma è limitata, un’ora al giorno, esclusi i festivi. Come se le necessità siano solo per i giorni feriali. E se guardiamo a chi ha figli disabili è tutto a carico dei genitori. E gli interventi non possono essere soltanto domiciliari ma devono far vivere socialmente il soggetto disabile, integrandolo al territorio».
Ha portato l’esperienza di Telefono Amico il presidente, Ennio Marino, che quotidianamente raccoglie la «solitudine e l’emarginazione, due facce della stessa medaglia. Dai racconti a Telefono Amico si percepisce il grande tasso di isolamento di chi si rivolge a noi».
Ad evidenziare gli aspetti economici è stata la relazione del professore Michele Limosani: «I bisogni sono sostenuti dalle tasse, e quindi dal lavoro. Ma senza il lavoro, il problema delle risorse da destinare a chi ne ha più bisogno diventa sempre più serio. L’affrancamento dal bisogno non ha riflessi solo di natura psicologica e sociale. Serve creare lavoro: prendete l’esempio del Birrificio Messina. Servirebbero tanti birrifici per compensare la riduzione della spesa pubblica, altrimenti il futuro è già adesso con una emigrazione di giovani che vanno via già per gli studi».
Che la cura delle persone disabili e non autosufficienti deve passare dalla valorizzazione della loro vita e delle loro capacità ha parlato invece la professoressa Marianna Gensabella: «Ci sono barriere culturali da superare perché ci sono livelli diversi di autosufficienza. Bisogna ricordare che dietro ogni gesto che facciamo quotidianamente c’è una rete, ed è quella di cui ha bisogno anche chi ha difficoltà. Un anziano, prima era considerato il saggio, colui della cui esperienza si faceva tesoro, oggi non vediamo l’ora di metterlo da parte. Dobbiamo cambiare la cultura, cambiando quella si troveranno anche le risorse».
«Occorre un mutamento dell’approccio dei cittadini alla non autosufficienza, che oggi viene affrontata solo quando è conclamata», ha ammonito invece il segretario generale della Fnp Cisl Messina, Bruno Zecchetto. «Appare evidente che l’unica risposta al problema possa consistere in un sistema integrato del sistema pubblico con la società civile, tale da consentire la gestione di forme di nuova mutualità relazionale locale e comunitaria, partecipata e collaborativa, inclusiva delle famiglie e delle stesse persone non autosufficienti».
Il problema della cultura della non autosufficienza è stato esposto dal segretario della Fnp Cisl Sicilia, Alfio Giulio. «Il problema è che l’Italia uno dei pochi paesi europei a non avere una legge nazionale organica sulla non autosufficienza che non deve essere considerato un costo sociale ma anche un costo economico per la famiglia che ha in carico un soggetto non autosufficiente».
Sul tema delle risorse è stato il segretario generale della Cisl Messina, Tonino Genovese. «Non è vero che non ci sono risorse o che abbiamo problemi di risorse. C’è purtroppo una incapacità di concentrarle verso i veri obiettivi e non i vari interessi di coloro che operano in questo territorio. L’esempio più vicino è quello di ieri: si continua a litigare con l’Amministrazione comunale per i tagli ai servizi sociali, ma se si fosse dato ascolto a quanto diciamo da un anno e mezzo si sarebbe evitato di creare tutti questi problemi perché le risorse ci sono ma non vengono messe bene a sistema».