Per il deputato regionale, la situazione precaria impedisce lo sviluppo di questa eccellenza
“Come temevamo la convenzione di collaborazione per la Cardiochirurgia Pediatrica fra l’ospedale di Taormina e il Bambin di Gesù di Roma, è stata rinnovata per meno di sei mesi, ovvero fino al 31 dicembre”. Lo afferma il deputato regionale di Sicilia Vera, Danilo Lo Giudice, che poi aggiunge.
“Continua quindi lo stato di precarietà di questo reparto, nonostante rappresenti un’eccellenza non solo per la Sicilia ma per tutte le regioni meridionali.
La dirigenza dell’ospedale romano -spiega Lo Giudice- ha più volte espresso la volontà di investimenti e in strutture e in personale chiedendo in cambio solo una stabilità ed una certezza di collaborazione almeno triennale affinché ci siano le giuste basi di crescita e collaborazione all’interno di una struttura così importante che non può essere abbandonata all’improvvisazione o alle macchinazioni di chi sconosce il vero operato di questi professionisti.
E’ già grave che decine di famiglie dei piccoli pazienti, siano state lasciate per giorni in un limbo, in attesa di sapere se avrebbero potuto continuare o no le cure dei propri cari a Taormina o se sarebbero state costrette ad ennesimi viaggi della speranza.
Una proroga di pochi mesi -prosegue il deputato regionale- non è certamente ciò di cui abbiamo bisogno e la responsabilità di questa incertezza è interamente del Governo regionale e dell’Assessore Razza perché nonostante tante parole e promesse, la situazione era precaria cinque anni fa e resta precaria ancora oggi.
E’ evidente che non c’è una volontà politica -sottolinea Lo Giudice- di costruire condizioni di stabilità e crescita, le manovre di depotenziamento sul presidio ospedaliero di Taormina, eccellenza in alcune importanti specialità, sono frutto di un progetto che punta ad avvantaggiare altre strutture lontane dal nostro territorio.
Così facendo -conclude il deputato all’Ars- a pagare le conseguenze sono e i medici del San Vincenzo di Taormina, la cui professionalità non viene adeguatamente valorizzata, e i piccoli pazienti con le loro famiglie, ai quali non è stato garantito il fondamentale diritto alla salute e alla cura”.