Il suo è un romanzo sulla libertà, sull’urgenza di essere sé stessi, ben oltre le ingiunzioni della società
“Adelina Superstar” (Another Coffee Stories, Milano, 2024) è il primo romanzo della messinese Alessandra Santisi, medico specialista in pediatria che da anni risiede stabilmente a Roma.
Il suo è un romanzo sulla libertà, sull’urgenza di essere sé stessi, ben oltre le ingiunzioni della società, possibilmente distanti dai canoni omologanti e frustranti cui sarebbe sempre opportuno sottrarsi.
Siamo in un probabilissimo futuro, il 2037, che in certi passaggi vagamente ricorda recenti persecuzioni in nome di emergenze sanitarie. Ma qui, al tempo di Adelina, è in gioco la scelta di restare felicemente in sovrappeso. Che non è una scelta salutare, sia chiaro. Ma rimane pur sempre una scelta individuale e, come tale, non dovrebbe essere discussa.
In atto, a opera del Ministero del Peso Sostenibile, la Riforma Ponderale che garantirà un futuro migliore alla cittadinanza, semplicemente criminalizzando gli obesi, indecorosi responsabili di una spesa sanitaria esagerata solo tagliando la quale sarà possibile risanare l’economia del Paese.
Dalla Riforma alla dittatura e alla persecuzione di Adelina, cinquantaquattrenne colpevole solo di essere grassa, il passo è brevissimo.
Questo romanzo, al di là delle vicende rocambolesche della protagonista, impone una profonda riflessione sulle derive di una fetta esigua di società dispotica e sulla restante parte, la maggioranza, obbediente. E guarda precisamente al confine che separa il bene comune, vero o presunto, da quello individuale: soggettivo, personale, legittimo in ogni società civile che si rispetti.
Alessandra Santisi tratta la questione, complice uno stile di scrittura fluido e scorrevole, con grande sensibilità e altrettanta ironia. Per questo Adelina risulta la protagonista amabile a fianco della quale schierarsi.
Trasversalmente, poi, entrano in gioco dinamiche prettamente familiari. Perché la società fa breccia nelle case e altera i rapporti tra individui, già complicati per loro natura. In “Adelina Superstar” è quello tra madre e figlia a dover percorrere sentieri scoscesi, a dover scovare strade alternative per eludere il distacco.
L’individuo, tutti gli individui sono fragili. Vivono in un mondo complicato che molte volte proprio non comprendono. Sulla scelta di adeguarvisi o di ribellarvisi giocano un ruolo determinante il carattere di ciascuno, le persone in cui ci si imbatte nei momenti cruciali, il peso dei desideri, la capacità di giudizio, ahimè anche l’opportunismo.
La società sa essere divisiva. Alessandra Santisi tuttavia non giudica. Si limita piuttosto a raccontare una realtà possibile e non esclude di riuscire a incollare qualche coccio di quella malconcia che le si presenta innanzi. Il suo sguardo non è disfattista, men che meno pessimista. Il finale non è amaro. Punta presumibilmente a una disposizione positiva al cambiamento che mai prescinda dalla libertà di essere sé stessi. E punta pure alla leggerezza, al sano divertissement che poi, a conti fatti, pare sia l’unico vero espediente per beffeggiare genuinamente la greve, quella sì greve, esistenza.