L’inclusione del Ponte apre la strada all’Italia per la costruzione di una infrastruttura che potrebbe accedere ai finanziamenti europei
Via libera del Pe alle linee guida aggiornate per lo sviluppo della Rete transeuropea dei trasporti (Ten-T), che collega oltre 420 grandi città dell’Ue.
L’intesa raggiunta con gli Stati membri a dicembre – adottata a Strasburgo con 565 voti a favore, 37 contrari e 29 astenuti – prevede, tra i punti, l’inclusione di un riferimento allo Stretto di Messina, per aggiungere al cosiddetto corridoio ‘Scandinavo-Mediterraneo’ un “collegamento fisso o un ponte” per collegare Villa San Giovanni a Messina, che potrebbe dunque accedere ai finanziamenti europei.
Le nuove linee guida sulle rete dei trasporti Ten-t è parte centrale della proposta per una nuova mobilità sostenibile avanzata dalla Commissione europea a dicembre 2021, poi rivista a luglio 2022, nel pieno della guerra di Russia in Ucraina, per escludere i progetti di infrastrutture di trasporto che legano l’Ue con Mosca e Minsk e, di contro, è stato rafforzato il partenariato con l’Ucraina e la Moldavia.
L’intesa mantiene un approccio di miglioramento della rete in tre fasi, con l’idea di arrivare alla fine del 2030 completando il quadro di infrastrutture della rete centrale ed elettrificando la rete ferroviaria. Prima di completare la rete globale al 2050, la revisione introduce una tappa intermedia al 2040 in cui è previsto il completamento della rete centrale estesa per permettere ai treni con passeggeri di raggiungere i 160 km/h di velocità.
Come ricorda in una nota l’Eurocamera, tra gli attuali progetti in fase di costruzione c’è anche il tunnel di base del Brennero, che collega l’Austria e l’Italia, e la linea ferroviaria ad alta velocità Lisbona-Madrid.
L’inclusione del riferimento a un ‘collegamento fisso o un ponte’ per collegare Calabria e Sicilia nel corridoio ‘Scandinavo-Mediterraneo’ apre la strada all’Italia per la costruzione di una infrastruttura che potrebbe accedere ai finanziamenti europei. Le linee guida pongono l’accento anche sulla cosiddetta ‘mobilità militare’, incalzando i governi a tener conto di esigenze militari nella costruzione o nell’ammodernamento di infrastrutture.