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Messina, truffa Superbonus: a processo tutti e dieci gli imputati

La vicenda riguarda una truffa organizzata dal medico Antonino Barbera con la collaborazione di diversi familiari

Arrivano le decisioni della gup Arianna Raffa in merito all’indagine su una mega truffa sul Superbonus organizzata dal medico 72enne Antonino Barbera con la collaborazione di diversi parenti. Al termine dell’udienza preliminare è stato deciso il rinvio a giudizio di tutti e dieci gli imputati, sei persone fisiche e quattro giuridiche. Il processo prenderà il via il 20 novembre 2024.

Gli imputati dovranno rispondere dei reati di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di truffe per ottenere erogazioni pubbliche; accessi abusivi al sistema informatico; indebite compensazioni di debiti fiscali e autoriciclaggio.

L’accusa ritiene che il medico, con la collaborazione dei parenti, avrebbe raggirato i suoi pazienti sostenendo di ottenere contributi per la ristrutturazione di immobili, facendosi fornire le credenziali Spid per accedere ai cassetti fiscali. Le istruttorie facevano arrivare i fondi che poi venivano smistate in diverse società intestate ai suoi familiari. La truffa è stata scoperta dalla Guardia di finanza che ha arrestato il medico, i parenti e un commercialista. Quest’ultimo successivamente è stato soltanto interdetto dalla professione per 12 mesi.

Le investigazioni, hanno avuto origine da una denuncia presentata alle Fiamme Gialle da un cittadino. L’uomo venne informato da un funzionario dell’Agenzia delle Entrate dell’inserimento, nel proprio cassetto fiscale, di crediti d’imposta per un controvalore di ben 1,3 milioni di euro, riconducibili a lavori di ristrutturazione edilizia, in realtà mai eseguiti.

Sulla base dei primi accertamenti, quindi, i Finanzieri del Gruppo della Guardia di Finanza di Messina hanno accertato che le agevolazioni fiscali segnalate, riconducibili al Superbonus 110% risultavano cedute, tramite la piattaforma denominata “cessione crediti” dell’Agenzia delle Entrate, ad una società, avente ad oggetto la locazione di beni immobili, poi risultata priva di personale e strutture idonee all’esercizio dell’attività.

Più approfondite investigazioni, hanno consentito di ricostruire ulteriori ingenti crediti, inseriti nei sistemi informatici da un unico soggetto e ceduti da soggetti privati, sempre alle medesime società messinesi riconducibili a persone facenti parte di un solo nucleo familiare.

L’attività criminale ruotava intorno ad un medico di medicina generale di Messina che, sfruttando il rapporto di fiducia che intercorreva con i suoi pazienti, prospettava loro la possibilità di ottenere i contributi statali “Ecobonus” e “Superbonus”, per ristrutturare immobili di loro proprietà.

Pertanto invitava i pazienti a rilasciargli credenziali “SPID”  così da potere accedere, da remoto, al loro cassetto fiscale. Il medico si faceva consegnare i documenti d’identità, per consentirgli la facoltà di accesso alle caselle di posta elettronica e conferirgli mandato per la gestione dello smobilizzo dei crediti di imposta conto terzi.

A fronte di lavori mai avviati, il medico, grazie al fondamentale apporto tecnico di un commercialista, operando da remoto nei cassetti fiscali degli ignari pazienti cedenti, riusciva a svolgere la procedura istruttoria dell’Agenzia delle Entrate, mediante l’apposizione dell’obbligatorio “visto di conformità” per far confluire la cessione del credito d’imposta nella piattaforma web “cessione crediti”.

I fittizi crediti così creati venivano poi ceduti ad altri soggetti, tra cui quattro società riferibili al medico ed a suoi parenti, al fine di consentirne la monetizzazione, ovvero la compensazione fiscale con debiti reali.

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