In trent’anni non è cambiato nulla. In trent’anni, dalla delibera del consiglio comunale n. 458 del 25/7/78 con la quale si rendicontava che a Messina risultavano 2369 case popolari e che esistevano circa 3000 baracche, è corso un fiume di miliardi – gestito da Amministrazioni Comunali e Istituto Autonomo Case Popolari ed erogati e disciplinati da norme dello Stato e della Regione Siciliana – lasciando la situazione di quelle aree da risanare, circa 780 ettari, esattamente uguale. La Cisl di Messina entra a gamba tesa nel dibattito cittadino sul risanamento e la riqualificazione della città ricordando come il tema fu oggetto della relazione congressuale il 4 marzo 2009. In quella occasione, il segretario generale Tonino Genovese poneva l’accento sulle condizioni ancora presenti, sulle risorse impegnate e soprattutto sulle procedure tra sovrapposizione di competenze, rimpallo delle stesse, figlie di un complesso iter frutto di leggi «che avevano, già allora, rivelato la loro inconsistenza e conclamato il fallimento politico e amministrativo per la soluzione di un profondo vulnus ambientale, sociale, culturale ed economico della città di Messina».
Un iter complesso che dalle emanazioni delle leggi alla erogazione dei relativi finanziamenti prevede una gestione tecnica e amministrativa che deve passare nell’ordine le forche caudine di iscrizione in bilancio dei Fondi della Regione Siciliana, redazione tecnica dei Piani Particolareggiati, approvazione dei Piani e dei progetti da parte della Giunta Municipale, adempimenti dei Consigli Comunali, trasferimento degli atti all’IACP per gli adempimenti tecnici, amministrativi, appalti, collaudi e ritorno al comune per la consegna. «E ogni variante tecnica o di costi – ricorda Genovese- prevede il ritorno all’ente che lo ha precedentemente approvato nella forma originaria, senza dimenticare che bisogna aggiungere le fasi di transizioni dovute al passaggio di consegne tra le varie amministrazioni statali, regionali e locali».
È ancora il caso di continuare così? Basta solo una modifica legislativa o una diversa attribuzione di competenze? «Dal 2009 riteniamo e chiediamo – spiega Genovese – che si affidasse a soggetto unico, come un commissario straordinario ad acta e possibilmente governativo, ogni potere e competenza ed a cui fossero assegnate deroghe urbanistiche necessarie per abbattere i ghetti e per favorire la realizzazione di aree socialmente funzionali e non parallelepipedi dormitorio. Una proposta che andava oltre i canoni mentali e politico amministrativi consolidati e guardava alla soluzione del problema, certamente non alla esaltazione degli interessi».
Oggi la Cisl ritiene che si possa trasformare il problema baracche in una risorsa di riscatto e volano di sviluppo. «Ma ci vuole coraggio e lasciare campo libero a soluzioni alternative – afferma il segretario generale della Cisl messinese – La costituzione di una Agenzia Speciale per il Risanamento della città di Messina, seppur con modalità diverse, si muove comunque in quel solco da noi auspicato nel 2009 e rappresenta una opportunità da cogliere e condividere come comunità consapevole e senza divisioni per superare, soprattutto, l’elemento che nel corso di questi decenni si è insinuato ed ha modificato anche il nostro essere sociale. Lo sbaraccamento inteso come “eliminare le baracche” è necessario poiché restituisce dignità e decoro ad una città che “per” e “da” fin troppo tempo si crogiola sulla storia del disagio. Impossibile negare, infatti, che a Messina la baraccologia è divenuta, negli anni, baraccopatia. Non ci sono più le baracche post terremoto e le attuali non sono ad esso riferibile ma il sisma non è solo un ricordo ancestrale nella mente cittadina ma un modus operandi del messinese, trasformando il cumulo di macerie post terremoto, in cumulo di macerie esistenziali. Siamo rimasti nella condizione esistenziale di terremotati senza risorgere da quelle rovine che ci hanno reso impossibile la rinascita. Si è proceduto alla ricostruzione dei luoghi e dei palazzi ma le menti sono rimaste lì, ferme ed ancorate allo stress post traumatico e le baracche non sono soltanto un luogo fisico ma anche un spazio psicologico divenuto, negli anni, una vera e propria baraccopatia. Ho totale rispetto per i cittadini e lotto affinché siano garantiti i diritti di ciascuno ma non possiamo negare la cultura dell’assistenzialismo e della deresponsabilizzazione che altro non sono che la continua delega rivolta a chi si crede possa intervenire in una determinata situazione. Vogliamo che si recuperi un elemento antico ma tanto dimenticato, la dignità. E si proceda alla destrutturazione del pensiero baracca che non coinvolge soltanto i cittadini che le abitano ma anche coloro che, negli anni, hanno permesso e alimentato tale vergogna sociale: le classi politiche che hanno contribuito a fare di Messina una baracca nazionale».