Adeguare lo Statuto a un’Europa – e a un’Italia – che non esisteva nel ’46, quando fu varata la Carta della specialità siciliana, concessa da re Umberto II il 15 maggio del 1946 e poi ratificata nella Costituzione italiana all’articolo 116. E’ il messaggio del presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone, intervenuto nell’ambito del dibattito sul rinnovo dello statuto regionale. “Occorre ragionare insieme per un rinnovamento – ha detto Ardizzone rivolgendosi all’Assemblea – adeguare un nuovo statuto all’Europa che allora non c’era e trovare insieme nuove ragioni per questa specialità”.
In vista del referendum che si terrà ad ottobre sulla riforma costituzionale Ardizzone ha posto alcuni quesiti che riguardano proprio il destino dell’autonomia siciliana, fortemente indebolita dai venti centralisti che spirano da Roma. “Nella riforma costituzionale di ottobre, si parla di riforma previa intesa tra le regioni e lo Stato, ma questi argomenti ci vedranno protagonisti? Come avverrà – chiede Ardizzone – questa riforma che si prospetta a carattere pattizio, sarà il parlamento nazionale a votare modifiche statutarie? Nel caso in cui non ci si accordi con Roma cosa succederà?”.
In occasione del settantesimo anniversario dell’Autonomia regionale il presidente dell’Ars, che ha previsto fra due l’inaugurazione di una mostra sulle origini dello Statuto alla presenza del ministro dell’Interno Angelino Alfano e l’apertura al pubblico di alcune aree del Palazzo reale chiuse dal 2002, ha affermato: “Non celebriamo nulla, non c’è nulla da solennizzare. Lo statuto non è mai stato attuato, e oggi scontiamo un momento di particolare difficoltà. L’opinione pubblica non è favorevole alla specialità che è stata finora motivo di differenziazione per i sistemi di governance, e per mantenere privilegi, oggi dobbiamo trovare le ragioni che ci dicano se l’autonomia è stata solo il fallimento di una classe dirigente, inutile nasconderlo, oppure attualizzare lo statuto come risorsa da non perdere“.
