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Assenteismo Comune Ficarra, un dirigente ha ammesso: “Si è sempre fatto così”

A Ficarra oggi non si parla d’altro. L’indagine dell’assenteismo dei dipendenti comunali è l’argomento principe del quale, sicuramente, si parlerà ancora a lungo. I Carabinieri, che conoscevano le dinamiche della realtà locale, nel corso dei loro quotidiani servizi perlustrativi nel centro abitato, hanno iniziato con discrezione ad annotare e monitorare, in modo sempre più incisivo, gli spostamenti dei vari dipendenti comunali indagati.

C. G., dipendente dell’area amministrativa addetto alla predisposizione e gestione delle proposte e atti deliberativi della Giunta, del Consiglio comunale, del Sindaco e del responsabile d’area, sarebbe stato visto uscire dalla Casa comunale, naturalmente senza registrare l’assenza, per recarsi presso la rivendita tabacchi “Raffaele”, piuttosto che il bar “Campo”, il mercato, il meccanico, se non addirittura recarsi presso l’Ufficio Postale o spostarsi al di fuori del paese con la sua autovettura, sfrecciando sotto l’occhio vigile dei militari dell’Arma a cui non sfuggivano tutti gli anomali movimenti. Le complessive assenze per quasi 2.500 minuti documentate dai carabinieri, sono costati al dipendente l’applicazione della misura cautelare interdittiva di 9 mesi.

Analoga sorte, ossia un’interdittiva di 9 mesi, è toccata a G. S., addetta all’Ufficio Segreteria del Comune, con mansioni –tra le varie- nell’ambito del settore trasparenza e Anticorruzione. La donna, infatti, con la scusa di recarsi presso altri uffici esterni al Comune ed ovviamente senza timbrare il badge per registrare l’allontanamento, in soli due mesi avrebbe fatto registrare ben 160 assenze di varia durata, nel corso delle quali, sarebbe stata vista dai militari recarsi anche verso la propria abitazione.

Stesse condotte hanno portato all’applicazione di una misura interdittiva di 8 mesi a T.G.A., istruttore amministrativo addetto all’archivio ed ai Servizi Esterni del Comune e a B. D., addetto all’Ufficio tecnico con varie mansioni. Entrambi, infatti, si sarebbero allontanati dal proprio ufficio per svolgere le più diverse incombenze private, nonché per intrattenersi in conversazione con altri soggetti in lunghissime “pause caffè”.

Importanti responsabilità penali sono state inoltre riconosciute in capo ai tre dirigenti comunali coinvolti dall’attività investigativa, ossia C. F., C. N. e D. C., responsabili rispettivamente dell’Area Tecnica, dell’Area Economico-finanziaria e di quella Amministrativa, destinatari di misure interdittive da 2 a 11 mesi. I dirigenti, pur essendo consapevoli della prassi illecita diffusa tra i loro dipendenti di allontanarsi fraudolentemente dal posto di lavoro per motivi non istituzionali senza registrazione, avrebbero omesso volutamente di effettuare i dovuti controlli, accettando quindi consapevolmente il rischio della commissione di fatti criminosi ai danni dell’Ente pubblico. Uno degli indagati, oltre ad assentarsi, come riscontrato dai militari, avrebbe candidamente ammesso di aver agito in quel modo per trent’anni, confermando di aver consentito che le condotte dei propri dipendenti fossero regolate in base alla “coscienza personale”. Un altro dirigente, invece, avuta contezza delle indagini in corso, avrebbe introdotto soltanto nel 2017 il “registro delle uscite temporanee per servizio fuori dagli uffici comunali”, casualmente e drasticamente diminuite rispetto al passato, ammettendo, come poi emerso in sede di interrogatorio, che la prassi degli allontanamenti arbitrari fosse sempre stata ammessa in base al principio del “si era sempre fatto così”.  L’Autorità Giudiziaria, che ha coordinato l’odierna attività, ha definito “apprezzabile” il danno economico, pur rimandando alla competenza della Corte dei Conti la quantificazione dello stesso.

 

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