Campanelli e incantesimi, il titolo riassume veramente bene il senso dello spettacolo. Un work in progress ideato e diretto dalla figlia di Charlie Chaplin, Victoria Thierrée Chaplin, Bells and Spells è uno spettacolo basato sulla vita surreale di un cleptomane. Ad interpretare il personaggio principale c’è la figlia della Chaplin, Aurélia Thierrée accompagnata da Jaime Martinez.
In un atto unico, composto da un susseguirsi di scene che fluttuano e si muovono in autonomia sul palco, Aurelia, incallita e abile cleptomane, cade sotto l’incantesimo degli oggetti che via via “prende in prestito”. Meccanismi improbabili dentro a scatole musicali scandiscono il suo viaggio.
Il ritmo è incalzante e passa da una serie di scene di “vita reale”, nei quali Aurelia fa suoi oggetti che non le appartengono, per finire in quadri nella cui cornice onirica tutto si trasforma e diventa possibile. Una cerniera di situazioni che si incastra perfettamente senza soluzione di continuità.
Aurelia, agilissima e sinuosa, e Jaime Martinez presentano una performance senza interruzioni con una lista di oggetti di scena ricorrenti e un set in trasformazione continua che sarebbe l’incubo di qualsiasi “classico” regista teatrale. Non per le Chaplin che si sono inventate e tramandate una raffinata forma di arte circense contemporanea.
E dunque via, sul palco con sedie che si muovono da sole. Una poltrona onnipresente in tutte le posizioni e per tutti gli utilizzi: capovolta, trascinata, attrezzo ginnico, complice effetto teatrale. Pareti che si aprono e si chiudono cambiando continuamente scena e ingoiando e restituendo personaggi sempre diversi, ma dentro alla stessa storia. Quadri che prendono vita. Una porta girevole, che entra ed esce da sola in scena, a supporto degli abili trasformisti.
L’incalzare del sogno segna il divenire della complessità nella performance. E allora superato lo spavento e il senso di colpa della abile ladra, ci si perde in un bosco di attaccapanni che si trasforma, sotto gli occhi stupefatti degli spettatori, in un drago cavalcato dalla giovane fanciulla. Scene che a tratti sembrano disegnate da Renéé Magritte.
Così Bells and Spells tesse il suo strano mondo fino alla scena finale: un uomo con un cesto della biancheria che gira sulla sua testa, lenzuola stese da raccogliere e piegare, lenzuola che diventano vestiti e che scompaiono, lenzuola che prendono letteralmente corpo e danzano in una parodia di un balletto romantico.
Il divertimento finisce fin troppo presto, quando la donna fatta di bucato si trasforma in un bianco animale fantastico e svanisce nel nulla arrampicandosi sull’ultimo lenzuolo appeso ad asciugare.