Il temporale a Messina ha lasciato eccezionalmente vuote parecchie poltrone del Palacultura in occasione del concerto di Christian Leotta. Un vero peccato se si considera che il viaggio bello e periglioso iniziato sulle rive dello Stretto nel gennaio del 2014 giunge al termine in queste due giornate. Termina quest’oggi, infatti, il ciclo delle 32 Sonate per pianoforte di Ludwig van Beethoven eseguite dal talentuoso Leotta, catanese d’origine e interprete che qualcuno ha finanche accostato ai maestosi Schnabel, Backhaus, Kempff.
Il Maestro Leotta, classico nei modi e nella mise, ha eseguito il piano integrale VII del compositore tedesco, inciso anch’esso per “Atma Classique”, la casa discografica canadese con la quale l’artista ha firmato un contratto in esclusiva per la registrazione delle 32 Sonate, distribuite in una serie di cinque doppi album. Un interprete di Beethoven, insomma, che difficilmente potrà essere eguagliato da altri pianisti della sua generazione.
Così il pubblico del Palacultura, grazie a un progetto dell’Associazione Bellini che parte da lontano e che nell’attuale stagione concertistica si fregia dell’unitarietà di intenti dell’Accademia Filarmonica, è stato nuovamente trasportato dai suoni profondi e introspettivi in un’atmosfera quasi estatica.
Restano, e contengono tutto quanto l’amore possibile per la musica, le note al programma di Giuseppe Ramires. A testimonianza di quella missione che ha necessitato sforzi, sacrifici, determinazione: l’arte nella sua più alta declinazione in questa Messina orfana, ogni giorno, di qualcosa.