Il Distretto Produttivo Cereali Sicilia è una sfida che abbraccia la nobilità di una terra millenaria
“La Sicilia è il granaio d’Europa e oggi nasce il Distretto Produttivo Cereali Sicilia. Questa assemblea è un primo punto di partenza per prendere consapevolezza della necessità da parte della filiera di organizzarsi per cercare di essere competitivi sui mercati”: sono le parole di Carmelo Frittitta, Dirigente generale del Dipartimento delle Attività produttive della Regione siciliana, nel corso della prima assemblea plenaria del Distretto Produttivo Cereali Sicilia, tenutasi ieri nei locali dell’Assessorato Regionale di via degli Emiri, a Palermo.
65 aziende, 461 addetti e un fatturato complessivo di circa 170 milioni di euro: questi i numeri racchiusi all’interno di un accordo di programma che guarda alla concretezza del domani, e che ha visto luce grazie a un decreto dell’Assessore Edy Tamajo, firmato lo scorso novembre, con l’intento di rafforzare la competitività, l’innovazione, l’internazionalizzazione e la crescita delle imprese attive nel settore cerealicolo.
“Siamo la regione con la più alta percentuale di microimprese, più del 96%, soprattutto per il settore manifatturiero. Dobbiamo quindi creare processi aggregativi e quello del distretto è uno strumento che può aiutare l’unione delle imprese lungo tutto una filiera. Tutto questo può andare a vantaggio del settore agricolo ovviamente, che tanto ha bisogno di driver di sviluppo. Se il Distretto presenta delle progettualità in regione, troverà un’amministrazione non soltanto attenta ma proattiva a dare delle risposte”, aggiunge Frittitta.
Quella cerealicola è una filiera indissolubilmente legata alla Sicilia, un contesto territoriale, culturale ed ambientale nel quale valorizzare il rapporto tra grano e qualità, tra sfarinati e prodotti, tra dieta mediterranea ed effetti sulla salute, con particolare richiamo al ruolo del grano duro nell’alimentazione. Il progetto vanta il supporto della Sosvima spa, del Gal Isc delle Madonie, e del Consorzio di Ricerca Gian Pietro Ballatore.
“L’Istituto Ballatore è stato un catalizzatore di questa iniziativa. Circa un anno fa, in risposta ad un avviso pubblico dell’Assessorato alle Attività produttive, abbiamo chiamato le aziende con le quali abbiamo collaborato in questi 25 anni, e devo dire che c’è stato un ottimo seguito. Il Distretto può contare su tantissime realtà della trasformazione e della produzione nel mondo cerealicolo dell’isola. In tal senso vogliamo immaginare un futuro ampio, ridisegnando il gran valore del grano siciliano e della cultura imprenditoriale, perché ci sono tutti i presupposti per poterlo fare. A partire da oggi, dunque, cominceremo a costruire un percorso di programmazione teso alla valorizzazione dei prodotti da forno, della pasta, dei dolci, ottenuti con i nostri grani.”, ha dichiarato Giuseppe Russo, biologo ricercatore del Consorzio Ballatore, nonché presidente dello stesso distretto.
Al centro di questa prima occasione di confronto l’affermazione del brand Sicilia, ma al contempo anche lo sviluppo di una rete di sinergie, integrazioni e collegamenti fra il sistema della ricerca scientifica e tecnologica ed il sistema imprenditoriale di un ben definito bacino di utenza del sistema agro-alimentare. Gli obiettivi di intervento del Patto per l’incremento di questa rete sono in linea con la strategia dell’Unione Europea, finalizzati a consolidare un vantaggio competitivo che consenta di diventare un riferimento qualificato e primario per il settore.
Il Distretto Produttivo Cereali Sicilia è una sfida che abbraccia la nobilità di una terra millenaria; alla sua guida Giuseppe Russo affiancato da altri nomi rappresentativi della filiera e che verranno confermati nella prossima assemblea: Bernardo Messina, Salvatore Lo Porto, Pietro Di Marco, Giuseppe Costa, Daniele Cassata, Filippo Drago, Tommaso Miceli, Giorgio Minardo, Gaetano Chinnici, Antonio Tumminello, Margherita Tomasello, Dario Costanzo, Fino Menzo, Maria Pia Piricò Gioia, Salvatore Calleri, Maria Paolo Gallo, Giuseppe Angelica, Filippo Trubia e Alberto Agosta.
Intanto ieri, 28 febbraio, è stato piantato il primo seme di un progetto di crescita sostenibile a medio-lungo termine, che sia autentica espressione delle capacità e dello spirito di intraprendenza degli operatori locali al fine di sperimentare e potenziare un nuovo modello organizzativo di autogestione delle risorse e delle attività della filiera.