Alle ore 8.00 presso la Caserma “A. Bonsignore” il Comandante Interregionale, Gen. C.A. Luigi Robusto ha deposto una corona di alloro al monumento ai Caduti. A seguire nel corso della mattinata, dopo la deposizione della corona ai caduti all’interno della caserma “A. Bonsignore”, il Generale C.A. Luigi Robusto, in ricordo della “Giornata dell’Orfano” ha consegnato una targa ad Ilenia Iozza, orfana, assistita e sostenuta nel corso del suo percorso di studi dall’O.N.A.O.M.A.C. (Opera Nazionale Assistenza Orfani Militari dell’Arma dei Carabinieri), che l’ha portata a conseguire la laurea magistrale in giurisprudenza ed ha evidenziato l’importanza dell’Organismo che dedica tutte le sue energie a favore degli orfani dell’Arma.
Alle ore 10,30, nella chiesa di San Matteo nel rione Giostra, è stata celebrata la Santa Messa, officiata dal Vescovo Ausiliario di Messina Monsignor Cesare Di Pietro e concelebrata da Don Rosario Scibilia, cappellano militare della Legione Carabinieri Sicilia, dai Cappellani militari delle altre Forze Armate e di Polizia e dal parroco della Chiesa.
Alla funzione religiosa, che è stata animata dal canto del coro composto da militari del Comando Interregionale Culqualber di Messina, hanno partecipato le massime Autorità Militari di Sicilia e Calabria, le Autorità Civili della Provincia peloritana, le famiglie dei militari, le scolaresche degli istituti superiori “La Farina/Basile”, della scuola media Vann’Antò, delle scuole elementari di Villa Lina, i rappresentanti dell’Associazione Nazionale Carabinieri e delle Associazioni Combattentistiche e d’Arma e numerosi cittadini, che hanno gremito la chiesa, raccogliendosi, in modo sobrio ed intenso, insieme ai Carabinieri del Comando Interregionale Culqualber, attorno alla Madre Celeste patrona dell’Arma.
Al termine della celebrazione, letta la “Preghiera del Carabiniere”, il Comandante Interregionale, Gen. C.A. Luigi Robusto, ha preso la parola e dopo aver rivolto un commosso pensiero ai caduti dell’Arma ed alle loro famiglie, ha rievocato il 77° Anniversario di un epico fatto d’armi, ovvero la Battaglia di Culqualber in Africa Orientale, nel corso della quale i Carabinieri dell’allora I Battaglione Mobilitato scrissero una delle pagine più fulgide e anche più dolorose della loro storia. Nella circostanza, dopo aver ringraziato tutte le Autorità e le Famiglie presenti, nonché S.E. il vescovo Ausiliario ed i sacerdoti concelebranti, il parroco della Chiesa di San Matteo e coloro che hanno arricchito la funzione con il loro contributo, ha evidenziato come la celebrazione della ricorrenza in un quartiere “periferico” testimoni la volontà di vicinanza alla gente dell’Arma dei Carabinieri e di tutte le forze di polizia, ricordando il credo che anima ciascun carabiniere affinché “agisca sempre con operosità e coraggio, anche nelle realtà più complesse, come testimoni della verità, pronti a difenderla, anche a costo delle propria vita”. Ecco perché in quest’ottica la “Virgo Fidelis” celebrata oggi diviene la patrona di tutti. Il Generale Robusto ha poi concluso il suo breve ma toccante intervento rivolgendosi ai “suoi Carabinieri”, che indossano la divisa in quanto “custodi di una regola che sublima tutti i valori e li unisce tutti insieme in questa celebrazione sull’altare, per tornare a celebrare la loro messa quotidiana sull’altare della strada al servizio dei cittadini”.
Relativamente alla ricorrenza della Virgo Fidelis, è da ricordare come il 9 aprile 1983, Papa Giovanni Paolo II, in una celebre omelia in occasione della sua visita pastorale alla Scuola Allievi di Roma, nell’elogiare i Carabinieri per il loro attaccamento alla Virgo Fidelis, ne evidenziò le qualità che li contraddistinguevano, indicando, non a caso, per prima la “fedeltà allo Stato” poi la “dedizione al dovere” e, quindi, lo “spirito di servizio”.
L’O.N.A.O.M.A.C. (Opera Nazionale Assistenza Orfani Militari dell’Arma dei Carabinieri), fondata il 5 ottobre 1948 con decreto del Presidente Einaudi, diede soluzione al complesso e delicato problema dell’assistenza alle famiglie dei numerosi militari scomparsi nella guerra, da poco finita, attraverso la realizzazione di istituti dove accogliere i giovani in particolari difficoltà o la corresponsione di “assegni di studio” alle famiglie bisognose; nei suoi 69 anni di vita, l’Opera, voluta dall’allora Capo di Stato Maggiore dell’Arma, Colonnello Romano Dalla Chiesa, padre del Generale Carlo Alberto, ha visto passare nei suoi ruoli oltre 30.000 giovani, di cui 13.000 nei collegi.