In occasione della quattordicesima edizione della Giornata del Contemporaneo, la Città Metropolitana di Messina, per promuovere la conoscenza dell’arte del nostro tempo, ha organizzato una mostra di opere di Antonio Mancuso Fuoco. Un importante itinerario composto da 30 dipinti, dal titolo “La nostra vita. Opere 1969-1996”, che è stato inaugurato stamane dalle figlie dell’artista, Maria Giacoma e Silvana alla presenza della Dirigente del settore cultura, avv. Anna Maria Tripodo, della dott.ssa Angela Pipitò, direttrice della Galleria d’Arte “L. Barbera”, del Dirigente della Sovrintendenza dott. Luigi Giacobbe e di un numeroso pubblico di ammiratori delle opere del Pittore di Capizzi.
I quadri sono stati messi a disposizione dalla famiglia Mancuso Fuoco, ma tanti altri sono “in giro” per l’Europa e alcuni sono diventati patrimonio di prestigiosi musei. Manca, però, la catalogazione di tutte le opere per avere una visione complessiva della vita artistica di un uomo che ha seguito con straordinaria forza e caparbietà la via dell’arte.
“È stato un creativo, con una straordinaria capacità di plasmare i materiali. Un creativo non scontato come potrebbe essere a Brera o a Parigi, ma in un grosso centro agropastorale nel cuore della Sicilia, dove può essere considerato un’eccezione” ha affermato lo storico dell’arte Luigi Giacobbe nella presentazione della mostra.
I luoghi natii di Antonino Mancuso Fuoco, Capizzi e le alture nebroidee, ma anche immagini che attingono alla sua esperienza da emigrante in Germania e in Piemonte, costruiscono le vicende di un microcosmo sempre denso di presenze e particolari, colti con la precisione di un fotoreporter e raccontati come un fotogramma di un sogno o un attimo di magia. In particolare, il quadro “Cuntadinu chi lia i rui” rimanda ad un rito, così segreto da essere tramandato solo ai primogeniti, che i contadini recitavano, con il cappello in mano, per deviare il volo degli uccelli che avrebbero distrutto le piantagioni. Gli uccelli venivano disorientati dalla litania e volavano altrove. Mancuso Fuoco cattura il momento in cui la realtà e il momento “ardente del mistero” si fondono e li propone come un “artigiano del colore, dal cuore sacro”. Il suo mondo ha gli accenti della semplicità in una quotidianità che sembra voler vivere di poesia. Un reale meraviglioso fatto di sguardo prima ancora che di ragionamento, sguardo amorevole e ingenuo che si posa sulle cose” secondo la delicata descrizione della figlia Maria Giacoma.
Oltre questa mostra, che sarà visitabile fino al 10 novembre 2018, si aprono scenari interessanti che sono stati accennati dal prof. Todesco, tra i primi scopritori dell’Artista capitino. Il progetto, tra l’altro da riproporre perché il precedente non è riuscito ad essere sovvenzionato, è quello di recuperare la casa natale a Capizzi, restituirla come museo e farne un centro di documentazione multimediale, che può già contare su una cospicua raccolta di 1200 immagini utili per illustrare l’opera di Antonino Mancuso Fuoco.