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Indiegeno Fest chiude in bellezza con il concerto di Brunori Sas

Non sappiamo se si son viste stelle cadenti nel cielo di Tindari, siam certi però di aver assistito al bel concerto offerto dalla Brunori Sas. Intorno all’una si sono spente le luci sulla quarta edizione dell’Indiegeno Fest. Festival in continua crescita, che in questi quattro anni ha proposto gruppi di spicco e nuove emergenti realtà, alcune da rivedere, altre interessanti, a partire da Yuman. Poco prima delle 21 Marianne Mirage, giovane cantante presente all’ultimo Festival di Sanremo, ha conquistato i presenti col suo soul e la sua voce, spesso “lanciata” senza chitarra e senza le percussioni. Tanti gli applausi per lei. Accompagnata dal solo percussionista, Marianne ha espresso tutto il suo groove tra i propri brani e due cover, un gospel ed un classico di Billy Holiday. Poche parole ma tanto entusiasmo per il suo set. Cambio palco veloce ed è la volta di Yuman, presente anche ieri sera. Parei contrastanti per Artù, in grado di spaccare il pubblico esattamente in due fazioni, chi si è divertito ad ascoltare i suoi testi grotteschi ed ironici e chi invece non ha colto lo spirito del cantante romano. Un po’ punk, un po’ folk, Artù ha raccontato la sua Roma con energia e veemenza per quasi 45’ di concerto. Da rivedere e riascoltare soprattutto.

Il tempo di accordare gli strumenti intrisi di umidità e poco dopo le 23, col pubblico in freemente attesa ( anche ieri sera praticamente soldout), Dario Brunori, re incontrastato del cantautorato “indie” ( chissà quando verrà dismesso questo termine ormai obsoleto e poco indicativo dello stato musicale attuale), accompagnato dalla sua band, allargatasi a 7 elementi, fa il suo ingresso in scena. Apertura con “La verità”, primo singolo del suo bel quarto album e Premio Tenco come miglior brano 2017. “L’uomo nero”, brano di denuncia politica e sociale, su razzismo ed (in)tolleranza,personalmente il più bello del disco e testo maturo dell’intera produzione. Con “Come stai” si passa al debut album, annunciato con la consueta ironia di Dario, “uno dei tanti capolavori della sua discografia”. Tutte le canzoni evidenziano nuovi riarrangiamenti, la prima parte risulta leggermente “lenta”, passando per “Lamezia Milano”e “Colpo di pistola” improvvisata citazione poetica del testo di Pollon, attinente alla splendida location del teatro. “ “Italian dandy”, ormai un classico, fotografia della vissuta giovinezza di da “dandy” calabrese di Dario.

Momento intimista al piano con “Diego e io” e “Kurt Cobain”. Ma il momento senza alcun dubbio più esilarante del concerto, l’intera interpretazione de “Il costume da torero”, cinica riflessione celata con ironia e cori. All’inizio qualche ( finta) difficoltà alla ricerca della tonalità giusta, poi finale inaspettato con un bicchiere di plastica di birra lanciato verso uno scatenato Brunori ballerino. Il bicchiere in questione con tempismo perfetto, colpito da un tacco volante viene scagliato sul pianoforte, riversandosi sui tasti. “Colpo di magia, alla Silvan”, prova a giustificarsi il cantautore. Chissà quante volte ci avrà provato. Per chi volesse, su youtube sicuramente sarà stato ripreso. Il tempo di riprendersi ( tante le battute sul suo status di sex symbol, autore impegnato solo per questioni di lucro, difficoltà a cantare di rinascita, quando si rischia di morire di stanchezza su un palco).

Tra continue battute col pubblico e “cattiveria” verso tecnici e musicisti, lo show di Dario corre come un treno, fase tamarra del medley da poser rock al millantato monologo sulla morte, ci si avvia tra scintillanti luci a led e teste mobili sparate al cielo, verso la fine del main set: “Don Abbondio”, una “Rosa” selvaggia e totalmente riproposta sotto una nuova veste e “Arrivederci tristezza al piano”. Bis al piano solo con “La verità” e con il classico tanto atteso, la nostalgica “Guardia ‘82”. Il brano più rappresentativo degli esordi della band calabrese, a cui sono più legati tutti i fan. Con le impegnate “Canzone contro la paura” e “Secondo me”, termina il concerto col pubblico tutto in piedi. Col consueto “grazie di cuore ragazzi per la splendida serata”, la Brunori Sas si gode gli applausi della nutrita platea. Al prossimo anno con un’altra travolgente edizione dell’Indiegeno Fest.

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