Insieme si può. E’ questo il messaggio che l’area produttiva della DOC Mamertino porta in dote al Vinitaly 2019. In tredici si sono presentati dal notaio a metà marzo, per costituire l’associazione dei Produttori del Mamertino, con l’obiettivo di avviare un primo nucleo da cui poter far sviluppare – un giorno – il Consorzio di Tutela della Denominazione, riconosciuta nel 2004. Un’area produttiva estesa su 34 comuni (integralmente ricadente nella Provincia di Messina) che, dalla costa tirrenica risale colline, boschi e rilievi per caratterizzare uno degli habitat viticoli più straordinari e ricchi di biodiversità della Sicilia: i Nebrodi.
Il vino Mamertino affonda le sue radici nei secoli. E’ uno dei più antichi della storia, conosciuto sin dai tempi dei Romani. Già nel 289 a.C. i Mamertini piantarono nel territorio di Milazzo e tutta l’attuale provincia tirrenica di Messina. Si narra, infatti, che fosse il vino preferito da Giulio Cesare. “Il Mamertino – spiega Flora Mondello produttrice e neo-presidente dell’Associazione – è un piccolo gioiello della nostra storia vitivinicola che, pur venendo da un glorioso e remotissimo passato, può interpretare una modernità enologica davvero interessante e competitiva”.
Sono infatti le condizioni pedoclimatiche specifiche espresse da questi territori e l’interazione di queste con i vitigni impiantati a definire l’identità enologica di un’area così differenziata, per suoli, clima ed esposizione. Un territorio assai mosso nella sua morfologia, aperto sul mare, ma con altezze che raggiungono anche i 500 metri sul livello del mare. Le tipologie ammesse dal disciplinare di produzione, adottato nel 2004 e su cui sono intervenute alcune modifiche, la più recente nel 2014, sono principalmente quattro: Bianco e Bianco Riserva; Rosso e Rosso Riserva; Calabrese o Nero d’Avola e Calabrese o Nero d’Avola Riserva e, infine Grillo – Ansonica o Grillo – Inzolia.
Il disciplinare regola anche le percentuali varietali minime e massime per ciascuna tipologia prima descritte e che nei vini Bianchi e Riserva ammette le seguenti varietà: Grillo, Ansonica e Catarratto (normale e Lucido) a cui possono aggiungersi, in percentuali minime, tutte quelle altre varietà ammesse alla coltivazione sul territorio siciliano che, nei bianchi non può superare il 20% e, nei rossi, il 15%. Per i vini Rossi e Riserva le varietà ammesse sono: Calabrese o Nero d’Avola e Nocera, oltre che tutte le altre varietà a bacca rossa ammesse alla coltivazione nell’isola. La differenza tra Bianco e Riserva e Rosso e Riserva è data dal periodo di affinamento obbligatorio, prima della commercializzazione pari a due anni dalla vendemmia. Sia per i Bianchi Riserva che per quelli rossi, è previsto un periodo minimo di 6 mesi di maturazione in legno.
Oggi il tessuto produttivo del Mamertino è prevalentemente rappresentato da piccole aziende di famiglia, con una media di 3 o 4 ettari per azienda. I vigneti coprono un’estensione poco inferiore ai 100 ettari complessivi per poco meno di 100 mila bottiglie. “Sono piccole produzioni – continua Flora Mondello – che devono essere spinte anche dal sistema ricettivo e dalla ristorazione locale e siciliana, ancora troppo poco coinvolta in questa fase di rinascita e comunicazione dedicata ai vini del Mamertino”.
“Grandi imprenditori – dichiara Ivo Flandina, Presidente della Camera di Commercio di Messina – condividono un obiettivo irrinunciabile: promuovere un vino che rappresenta la storia millenaria di questa terra nella coltivazione e nella vinificazione. L’associazione rappresenta la migliore sintesi, la volontà di crescere insieme e di accelerare processi di valorizzazione in chiave turistica e culturale, con ricadute economiche estremamente positive. Il Mamertino è un efficace driver di crescita di queste aziende e dei territori in cui insiste. La Camera di Commercio di Messina parteciperà attivamente al successo di questa coraggiosa iniziativa sostenendo ogni azione messa in campo dall’Associazione”.