La riforma costituzionale, i Cinque Stelle e le ragioni del No

Una nazione in ginocchio, un tasso di disoccupazione in crescita, precarietà diffusa, periferie ricettacolo di illegalità e violenza. Eppure, per il governo di Matteo Renzi, la priorità degli italiani rimane la riforma della Costituzione. Si schierano univocamente a sostegno della ragioni del “No” gli esponenti alla Camera e al Senato del Movimento Cinque Stelle, contro la “deforma” del dettato costituzionale.

Nel corso del convegno, “La riforma costituzionale. Le ragiono del No”, che si è svolto sabato scorso nella sala eventi dell’hotel Capo Peloro Resort a Torre Faro, al quale hanno preso parte il docente di diritto costituzionale alla Sapienza di Roma, Claudio De Fiores, l’ex procuratore della Repubblica ed esponete del Comitato per il No, Marcello Minasi, le portavoce alla Camera dei Deputati, Giulia Grillo e Federica Dieni, la portavoce al Senato, Ornella Bertorotta e la portavoce all’Ars, Valentina Zafarana, realizzato in collaborazione col meetup Grilli dello Stretto, sono state messe in evidenza, di fronte a pubblico attento e partecipe, le principali storture e criticità della riforma oggetto di referendum confermativo.

“Questa riforma non ci piace – esordisce De Fiores – innanzitutto perché redatta in aperto contrasto con le funzioni del parlamento e, in secondo luogo, perché questo governo ha deciso di trasformare la nostra Carta fondante in parte integrante del suo indirizzo politico. Sotto accusa, in particolare, l’articolo 138, reo di ostacolare ogni cambiamento perché prevede, come accade il moltissime democrazie europee, una maggioranza dei due terzi per il procedimento di revisione costituzionale. Eppure – prosegue – la presenza di questo articolo non ha mai impedito che si potessero introdurre modifiche come il pareggio di bilancio”.

A compromettere la vita democratica del Paese, anche l’Italicum, con liste bloccate e uno spropositato premio maggioranza: “Dietro al dogma della governabilità si cela un disegno attraverso il quale si intende svuotare il Parlamento delle sue funzioni, a vantaggio dell’esecutivo. E’ assolutamente falsa – apostrofa il giurista – l’affermazione di quanti sostengono che tra la prima e la seconda parte della Costituzione non vi sia alcuna correlazione, perché laddove si interviene sulla seconda parte, si incide significativamente anche sulla prima”.

Parole altrettanto dure arrivano anche dall’ex procuratore della Repubblica Marcello Minasi, esponente del Comitato per il No: “Questa follia ha il sapore di un golpe bianco – premette l’ex magistrato – abbiamo chiesto in più occasioni un confronto con gli esponenti del comitato per il Sì; nessuno ci ha mai risposto. I nostri oppositori veicolano un terrorismo psicologico che apre a scenari apocalittici, come il crollo del Pil, peccato che questo sia già accaduto e continui ad accadere ancora”.

Minasi ricorda la natura del mandato attribuito a questo parlamento e a questo governo: “E’ un incarico a tempo, finalizzato a redigere una nuova legge elettorale in sostituzione di quella dichiarata incostituzionale, ma non c’è mai stata alcuna investitura a governare il Paese. Se questo referendum dovesse fallire – ammonisce Minasi – sarà l’ultima volta che il popolo italiano verrà chiamato a esercitare la democrazia”.

L’iter con il quale il testo della riforma è arrivato, già blindato, al voto in aula è stato illustrato da Federica Dieni, membro della commissione Affari costituzionali alla Camera dei Deputati: “Il governo ha soffocato sul nascere ogni confronto parlamentare già in commissione, con emendamenti mai discussi e subito bocciati. Un diktat bulgaro – racconta – maturato attraverso il paradosso di sostituire in commissione esponenti del Partito democratico ostili alla riforma. Non abbiamo avuto modo confrontarci sui contenuti della legge – denuncia la parlamentare – giunta alla Camera con un testo caratterizzato da votazioni notturne e tempi contingentati”.

Un clima ribadito da Ornella Bertorotta, membro della commissione bicamerale per gli Affari regionali a palazzo Madama: “La riforma doveva passare così com’è. E’ questo l’ordine che è circolato per mesi all’interno del palazzo – spiega la portavoce – poco conta se, agendo in questo modo, si deturpa una delle costituzioni più belle del mondo”.

A far luce sugli scenari che si celano dietro il disegno di “deforma” costituzionale, Giulia Grillo, esponente Cinque Stelle a Montecitorio: “E’ inquietante il ruolo giocato in tutto questo dall’ex presidente della Repubblica, Napolitano. Un ruolo – spiega – che l’ex Capo dello Stato ha ammesso pubblicamente, dichiarando di aver spinto Renzi a vincolare il suo mandato alla modifica della Costituzione. Non accetteremo mai una riforma imposta da un nominato, da un indagato e da un ministro che si presenta in parlamento solo per chiedere la fiducia”.

Retroscena che per Valentina Zafarana, esponente M5S all’Ars, affondano le radici in un documento della JPMorgan: “Il report della società finanziaria newyorkese rivolge precise accusa all’Italia, allo scopo di modificarne in modo subdolo la Costituzione, come la debolezza dei governi rispetto alle Regioni, la presenza di strumenti di tutela del lavoro e, persino, il diritto di protesta contro il cambiamento. Tutti elementi – spiega – bollati come fattori di ingovernabilità. Il Movimento Cinque Stelle sosterrà sempre le ragioni del No e si impegnerà per fornire ai cittadini un’informazione corretta sui contenuti di una riforma sciagurata, contro la quale ciascun cittadino ha il dovere di opporsi”.

 

 

 

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