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Off Teatro. In scena “Frammenti di vite condivise” di e con Norberto Presta

Un incontro diretto con l’altro. Un’occasione per riconoscere se stessi nella storia dell’altro, migranti e viaggiatori, per riflettere, con ironia e umorismo sul tema complesso e multiforme dell’identità. Tante piccole storie compongono “Frammenti di vite condivise”, di e con Norberto Presta, che andrà in scena sabato 7 gennaio alle ore 21.30 e domenica 8 gennaio alle 18.30, quarto appuntamento di “È tempo di teatro”, la stagione artistica realizzata dall’associazione culturale “Clan degli Attori”, di Giovanni Maria Currò e Mauro Failla che sino a maggio animerà il nuovo spazio di via Trento n. 4.

L‘attore, autore e regista italo – argentino Norberto Presta, fa della sua esperienza di immigrato in Europa il punto di partenza di questo spettacolo. Nato in Argentina ha vissuto come clandestino tra Italia e Germania fino ad ottenere il passaporto italiano. Un latino-americano con passaporto europeo? Un europeo con passaporto latinoamericano? Questo argentino di nascita, migrante per volontà e necessità, dialoga in tono intimo con il pubblico attraverso le storie di “altri” abitanti della sua memoria. Un monologo che vuole essere un incontro con il pubblico, in movimento tra spazio reale e immaginario, tra performance e teatro. Uno spettacolo che con umorismo e ironia parla di identità, o di ciò che resta di esso quando ci guardiamo allo specchio e non si ci riconosciamo.

Alzarsi al mattino, guardarsi allo specchio e non riconoscersi più. Di chi è quello sguardo che ci guarda senza vederci? Da questi interrogativi prende il via la narrazione di Norberto Presta. Un insieme di voci, di sguardi, abitano la nostra quotidianità. Finché non si ha più il coraggio di rimanere da solo davanti a quello sguardo e si scappa, si va nello spazio rituale della propria routine, in pigiama, con quella faccia che non si sa più chi sia e con le voci che escono, per raccontare, farsi presenti in ricordi che non appartengono più, che forse non sono mai stati propri: la voce di quello che è arrivato in gommone, il siciliano che andando in America scopre Ragusa, il vecchio che sogna di essere l’albero e l’albero che sogna di essere il vecchio, presenze, ricordi che non appartengono più, che ci portano lontano. Chi non ha ascoltato sé in sé il sé che non si sa chi è?

 

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