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Attentato Antoci, la risposta dello Stato: 21 arrestati nella zona nebroidea

E’ scattata alle prime ore di stamani l’operazione della Polizia di Stato che vede i poliziotti del Commissariato di P.S. di Capo d’Orlando e della Squadra Mobile di Messina impegnati nell’esecuzione di una ordinanza di misure cautelari nei confronti di 23 persone, di cui 16 sottoposte alla custodia cautelare in carcere e 7 ristrette agli arresti domiciliari. L’operazione, denominata “SENZA TREGUA”, che trae naturale discendenza dalla precedente denominata “Rinascita”, mira a stroncare nuovamente sul nascere la rinascita dell’organizzazione mafiosa tortoriciana e vede la Polizia di Stato continuare a fronteggiare “senza tregua” ogni nuovo tentativo di riorganizzazione.

A pochi giorni dal grave attentato commesso nei confronti del Presidente del Parco dei Nebrodi, ad essere colpiti sono il Clan mafioso di Tortorici dei BONTEMPO SCAVO, operante tra il settembre del 2013 ed il dicembre del 2014 nella fascia tirrenica della Provincia di Messina e altre due associazioni a delinquere dedite al traffico ed allo spaccio di sostanze stupefacenti.

Questo, l’elenco dei soggetti colpiti dai provvedimenti cautelari:

 

Custodia cautelare in carcere:

 

ASPRI Giovanni, nato a Messina il 18 febbraio 1966;

CAMBRIA ZURRO Gaetano Calogero, nato a Patti (ME) l’8 dicembre 1988;

CORDA Vincenzo nato a Palermo il 17 giugno 1983;

COSTANZO Francesco nato a Bronte(CT), il 12 giungo 1988;

COSTANZO RINA Calogera nata a S. Agata di Militello (ME) il 27 gennaio 1968;

DESTRO PASTIZZARO Luca nato a Bronte (CT) il 13 settembre 1994;

FAVAZZO Gianluca nato a Sant’Agata di Militello(ME), il 12 giugno 1976;

FAVAZZO Sebastiano, detto “cinque dita” nato a S. Agata di Militello il 23 settembre 1981;

FORACI Antonio, detto “u calabrisi”, nato a Zafferana Etnea (CT), il 10 gennaio 1964, in atto sottoposto alla sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno per mafia;

FORACI Cristian, nato a Sant’Agata Militello (ME), il 2 settembre 1989;

GALATI GIORDANO Roberto, detto “pampuscia” nato a Bronte (CT), il 6 luglio 1978;

GALATI RANDO Sebastiano, nato a Bronte (CT), il 10 aprile 1982;

MONTAGNO BOZZONE Giovanni, nato a Tortorici (ME) l’1 luglio 1965;

ROCCHETTA Massimo Salvatore nato a Sant’Agata di Militello (ME), il 19 gennaio 1975, in atto sottoposto alla sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno per mafia;

ROSANO Vincenzo nato ad Adrano (CT), il 16 novembre 1968, in atto detenuto;

SINAGRA GIUSEPPE detto “pippo finestra” nato a Sinagra (ME), il 20 settembre 1976;

 

Arresti domiciliari:

 

CHIAIA Giuseppina nata a Sant’Agata Militello (ME), il 5 giugno 1991;

CUTÈ Giovanni nato a Messina, il 12 febbraio 1964, in atto sottoposto alla sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno per mafia;

FAVAZZO Andrea nato a Messina, il 10 febbraio 1995;

FLORINDO Carmelo Salvatore nato in Germania, il 9 agosto 1983;

IMBARRATO Carmelo nato a Biancavilla (CT), il 12 febbraio 1991;

INGRILLI’ Simone nato a Patti (ME), il 6 gennaio 1994;

RANERI Giuseppe Domenico nato a Patti (ME), il 16 luglio 1996.

 

L’indagine prende avvio dall’arresto in flagranza di reato, effettuato da personale del Commissariato di P.S. di Capo d’Orlando, durante un tentativo di estorsione ai danni di un nightclub nel centro paladino, perpetrato da quattro giovani tortoriciani nell’aprile 2013.

Nel corso delle prime intercettazioni emergeva che il nuovo boss di Tortorici, la persona in cui in quel momento bisognava fare riferimento, era Antonio Foraci detto “U calabrisi”.

Nelle successive indagini dei poliziotti di Capo d’Orlando, coordinate dalla DDA di Messina, è stato possibile raccogliere, attraverso una complessa attività svolta con l’ausilio di servizi di intercettazione telefonica ed ambientale, significativi elementi probatori a carico di alcuni soggetti tortoriciani che si adoperavano in attività estorsive per conto del Clan Bontempo Scavo e nello spaccio di stupefacenti nel centro oricense ed a disvelare l’esistenza di una struttura mafiosa pienamente operativa nel territorio nebroideo, tanto da collaborare con la potente famiglia Nirta – Strangio della ‘ndrangheta calabrese.

Tale struttura operativa, facente capo ad Antonio Foraci, uomo già noto alle forze dell’ordine e organico dei Bontempo Scavo, affiancato dalla moglie Calogera Rina Costanzo, dal figlio Cristian Foraci e dal sodale Giovanni Montagno Bozzone, operava sul territorio, mantenendo saldi contatti con altri appartenenti alla medesima associazione mafiosa, sia in libertà (Giuseppe Sinagra detto “finestra”) che detenuti (Massimo Salvatore Rocchetta), portando a termine estorsioni in danno di commercianti ed imprenditori, avvalendosi della forza intimidatrice del vincolo mafioso.

Dai colloqui intercettati, è emersa la necessità per Foraci di trovare un canale sicuro di comunicazione con il carcere di Messina, attraverso il quale far pervenire messaggi ad un detenuto. Foraci è stato intercettato mentre era intento, insieme al figlio Cristian ed alla moglie Rina Costanzo, a scrivere una missiva indirizzata al detenuto Massimo Rocchetta. La lettera era finalizzata ad informare quest’ultimo di vicende di interesse dell’associazione mafiosa ed a chiederne l’intervento risolutore, attraverso i contatti con altro detenuto, appartenente alla famiglia calabrese Nirta Strangio. Ne seguì uno scambio di corrispondenza che aveva ad oggetto un’attività estorsiva da compiersi nei confronti di una ditta di Sant’Agata di Militello che effettuava lavori sia in Calabria che in Sicilia.

In altre circostanze, invece, i due intrattenevano corrispondenza relativa ai canali di approvvigionamento di stupefacenti.

Nella organizzazione del modus operandi delle richieste estorsive, Antonio Foraci avrebbe fornito precise istruzioni al figlio Cristian ed a Giovanni Montagno Bozzone, raccomandando loro di fare presente agli estorti che era lui il soggetto cui fare riferimento per la raccolta dei soldi. Avrebbero costretto quindi le vittime a consegnare il denaro sotto la minaccia, anche implicita, derivante dall’appartenenza alla associazione mafiosa operante nel territorio di Tortorici, così sottintendendo e prospettando l’eventualità di attentati.

Le estorsioni, consumate o tentate, consistevano sia nella materiale dazione di denaro sia nella richiesta di attività lavorative per i familiari. Ad alcuni arrestati sono stati sequestrati consistenti quantità di droga. Nel corso delle indagini sono emerse, anche diverse progettazioni di rapine ai danni di commercianti locali che per cause indipendenti dalla loro volontà non sono state portate a compimento.

 

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