“Non voglio assolutamente pensare che sull’eterna attesa per il pronunciamento da parte del Ministero dell’Interno sul piano di riequilibrio si celino dei fatti preminentemente politici e non tecnici”. Il consigliere comunale Libero Gioveni, che nei giorni scorsi aveva espresso forti timori sul rischio che a causa della mancata approvazione del Bilancio di Previsione 2015 potesse perdere di credibilità anche il piano di riequilibrio pluriennale, teme adesso che il non gradimento politico ormai palese sull’Amministrazione da parte del premier Renzi produca effetti negativi sul buon esito finale dello stesso.
“A questo punto – afferma Gioveni – dobbiamo aspettarci di tutto. Non è possibile che la 13^ città d’Italia che ormai da anni è sull’orlo del baratro finanziario debba ancora rimanere nel “limbo” senza sapere se poter ricominciare da zero dichiarando formalmente il dissesto oppure poter ripartire attraverso l’accesso al fondo di rotazione nazionale. Un piano di riequilibrio votato 1 anno e mezzo fa (era il 2 settembre 2014), poi rimodulato esattamente 1 anno fa (il 28 febbraio 2015) e poi ancora diventato oggetto di verifica da parte del Dirigente del Ministero Giancarlo Verde che il 9 ottobre scorso ha chiesto una sua nuova rimodulazione – prosegue convinto il co nsigliere – mi lasciano forti dubbi sull’intenzione vera di salvare Messina dal default.
Una città che diminuisce demograficamente e dove il tasso di disoccupazione ha raggiunto una soglia senza precedenti – rimarca l’esponente Udc – non può essere trattata così! Una città in cui il caos regna sui servizi sociali, sulle società partecipate, sul futuro incerto dei pochi lavoratori presenti, su quei sempre meno commercianti che ancora hanno le saracinesche alzate e, perché no, anche sui numerosissimi professionisti creditori di Palazzo Zanca che ottenendo le loro legittime spettanze attraverso il fondo di rotazione potrebbero risollevarsi e far ripartire l’economia cittadina, ha bisogno di risposte immediate e certe.
Ecco perchè – conclude Gioveni – occorre adesso uno scatto d’orgoglio da parte del sindaco Accorinti che insieme al suo vice e assessore al Bilancio Signorino, oltre che chiedere spiegazioni scritte al Ministero, dovrebbe urgentemente organizzare anche una “trasferta romana” chiedendo direttamente un’audizione al Presidente del Consiglio, perché l’attuale momento storico è troppo delicato per far pagare a 243.000 cittadini un caro prezzo che va ben oltre, a questo punto, le legittime valutazioni tecniche da parte di chi, tentennando adesso esageratamente, è chiamato a deciderne le sorti future”.