Operazione Graveyard ordinanze cautelari nei confronti di quattro soggetti per i reati di furto aggravato e ricettazione
Rubavano canaline di scolo di rame in cimiteri della provincia messinese e palermitana. Oggi i Carabinieri di Santo Stefano di Camastra hanno eseguito quattro ordinanze cautelari nei confronti di altrettante persone. Tre sono state arrestate, obbligo di dimora nel comune di residenza per un altro soggetto.
Gli arrestati sono padre e figlio residenti a S. Stefano di Camastra e un palermitano. L’ordinanza cautelare dell’obbligo di dimora ha colpito un altro residente di S. Stefano di Camastra.
I quattro solitamente effettuavano furti di pluviali di rame dalle cappelle gentilizie dei cimiteri, ma in un caso avrebbero sottratto anche bobine di cavi di rame dalla stazione ferroviaria di S. Stefano di Camastra. I furti sono stati commessi in 11 cimiteri dei centri nebroidei e madoniti nell’arco temporale tra febbraio e aprile 2024.
I cimiteri “attenzionati” dagli indagati, nello specifico, sono stati i seguenti:
cimitero di Sant’Agata di Militello (ME), in data 25.2.2024;
cimitero di Cefalù (PA), a fine febbraio 2024;
cimitero di Rocca di Capri Leone (ME), tra l’08.03.2024 ed il 10.03.2024;
cimitero di Capo d’Orlando (ME), nella prima decade del mese di marzo,
cimitero di Pollina (PA), in data del 10.03.2024 ed il 13.03.2024
cimitero di Santo Stefano di Camastra (ME), tra il 16.03.2024 ed il 18.03.2024;
cimitero di Castelbuono (PA), tra il 28.03.2024 alla data del 31.03.2024”;
cimitero di Galati Mamertino (ME), in data 01.04.2024,
cimitero di Lascari (PA), tra il 02.04.2024 ed il 04.04.2024,
cimitero di San Salvatore di Fitalia (ME), in data 04.04.2024,
cimitero di Brolo (ME), in data 08.04.2024.
Modus operandi collaudato
Secondo quanto evidenziato dal Gip nella sua ordinanza, lo schema delittuoso era ben collaudato. I ladri individuavano un cimitero isolato, privo di sistemi di videosorveglianza, poco illuminato, dove poter agire indisturbati in ora serale. I dati della geolocalizzazione hanno consentito di accertare che gli indagati commettevano i furti nella fascia oraria compresa tra le 19.00 e le 24.00, rimanendovi non più di due ore.
Entravano all’interno dei cimiteri scavalcando il muro di cinta, oppure utilizzando delle scale opportunamente predisposte, in un caso addirittura tagliando la rete di recinzione metallica ed entrando con un veicolo all’interno dell’area.
Successivamente staccavano i pluviali di rame dalle cappelle gentilizie (nell’ordine di diverse decine per volta), li accartocciavano per poterli agevolmente riporre all’interno delle autovettura utilizzate per il trasporto del materiale (una Fiat Bravo oppure una Fiat Panda, quest’ultima presa a noleggio).
Telefonate e selfie al complice palermitano
Dopo aver commesso il furto contattavano telefonicamente il complice di Palermo indagato per il reato di ricettazione, città ove immediatamente dopo si recavano per consegnare e monetizzare la refurtiva così trafugata.
Eloquenti i messaggi di volta in volta inviati al soggetto palermitano “Tonino, in un’oretta son da te, va bene?” per avvisarlo del loro arrivo a Palermo. Un’altra prova acquisita dagli investigatori è un selfie inviato al palermitano da parte di uno degli arrestati mentre si trovava, insieme al suo complice, a bordo di un’autovettura letteralmente stipata di pluviali di rame.
Il bottino realizzato consisteva, di volta in volta, nell’impossessamento di centinaia di metri lineari di pluviali, con un peso di svariate centinaia di chilogrammi di rame (fino anche a 500 chili per volta), per un valore (e correlativo danno) di diverse migliaia di euro per furto.