Il ricorso dopo la sentenza del Tar che ha vietato di costruire nell’area termale
Nuovo capitolo della vicenda relativa alla pozza dei fanghi di Vulcano, posta sotto sequestro dalla magistratura, nel giugno del 2020, per presunti abusi edilizi compiuti dalla Geoterme, la società che, per oltre trent’anni, ne ha gestito e disciplinato l’accesso.
La società vulcanara ha appellato davanti al Cga di Palermo la sentenza del Tar di Catania con la quale era stato rigettato il suo ricorso contro il provvedimento dell’ufficio urbanistica del Comune di Lipari che le aveva negato il permesso a costruire nell’area termale.
Provvedimento al quale aveva fatto seguito l’ordinanza di demolizione dei manufatti già realizzati e messa in pristino dei luoghi, emessa dall’Ufficio illeciti comunale.
Per le vicende relative alla pozza dei fanghi è in corso un procedimento dinnanzi al tribunale di Barcellona dove sono imputati, a vario titolo, in quattro: Gustavo Conti, amministratore della Geoterme, il suo predecessore Angelo Ferlazzo, Emanuele Carnevale, progettista e direttore dei lavori, Carlo Chiofalo, nella qualità di locatario e materiale esecutore dei lavori.