Specializzandi sul piede di guerra, l’Università di Messina non concede nulla osta

Le scuole di specializzazione di medicina sono state sottoposte ad una nuova procedura di accreditamento, introdotta dal MIUR di concerto col Ministero della Salute, che ha introdotto criteri di qualità più stringenti rispetto al passato. La verifica della presenza degli standard, dei requisiti e degli indicatori di performance previsti dal Decreto Interministeriale (MIUR-Salute) n. 402/2017 è stata effettuata dall’Osservatorio Nazionale della Formazione Medica Specialistica, organismo tecnico che si è avvalso del supporto dell’Agenzia Nazionale per la Valutazione dei Servizi Sanitari Regionali (Agenas) e dell’Agenzia Nazionale per la Valutazione della Ricerca (Anvur).

L’introduzione di tale riforma, che si fonda su un sistema di miglioramento continuo della qualità della formazione. La procedura di accreditamento, infatti, prevede per quelle scuole che documentino criticità la presentazione all’Osservatorio Nazionale di piani di miglioramento che contengano le azioni che le Università intendano assumere per colmare le lacune entro un biennio, con un primo “tagliando” previsto ad un anno. La riforma, inoltre, incentiva la strutturazione di reti formative integrate tra Università e Servizio Sanitario Nazionale, al fine di implementare l’offerta formativa in termini di volumi assistenziali.

L’Osservatorio Nazionale ha proposto ai Ministeri l’accreditamento di n. 672 scuole, l’accreditamento provvisorio di n. 629 ed il non accreditamento di 130 scuole poichè, in atto, non idonee a formare i giovani medici aspiranti specialisti in quanto non in possesso dei requisiti minimi richiesti. Tra queste, rientrano 9 Scuole di specializzazione dell’Università di Messina (Ematologia, Ortopedia e Traumatologia, Chirurgia Maxillo-facciale, Genetica Medica, Medicina Legale, Urologia, Medicina Fisica e Riabilitativa, Anatomia Patologica, Audiologia e Foniatria). L’Università di Messina è risultata tra le Università con il maggior numero di scuole non accreditate. Inoltre, non tutte le scuole accreditate provvisoriamente sono state attivate nel corrente anno accademico, in attesa che possano dimostrare di migliorare le performance formative.

Il MIUR ha diramato una nota di indirizzo con la quale ha inteso agevolare il trasferimento degli specializzandi già iscritti alle scuole non accreditate, al fine di garantire a questi il diritto ad una formazione aderente ai livelli minimi, fermo restando il diritto di completare gli studi presso l’Ateneo di appartenenza. Molti specializzandi che si sono trovati in questa condizione hanno presentato domanda di trasferimento ad altre scuole della medesima tipologia di differenti Università. A Messina, tuttavia, non si starebbe registrando una aderenza da parte dell’Ateneo alla circolare MIUR e gli specializzandi interessati hanno pertanto indirizzato una missiva ai ministeri competenti, all’Osservatorio Nazionale della Formazione Medica Specialistica ed all’Associazione Italiana Giovani Medici (SIGM), per chiedere un intervento chiarificatore.

<<Nonostante siano trascorse 3 settimane, ad oggi, l’Università di Messina, a differenza di molte altre Università italiane, non ha provveduto a concedere i nulla osta al trasferimento a coloro i quali ne avevano fatto formale richiesta manifestando. Per contro, la medesima Università ha accettato in ingresso medici in formazione specialistica iscritti a scuole non accreditate di altri Atenei che hanno richiesto trasferimento presso scuole accreditate dell’Università di Messina>>. – dichiarano i rappresentanti degli specializzandi delle Scuole non attive-. L’Università avrebbe informato i diretti interessati dell’intenzione di impugnare al TAR i decreti di non accreditamento, in quanto avrebbe già assunto alcune iniziative volte a colmare i gap documentati dall’Osservatorio Nazionale. Tuttavia, tali iniziative, evidentemente, sono state assunte tardivamente. <<La riforma dell’accreditamento era già stata annunciata in quanto collegata ad un decreto di riforma degli Ordinamenti didattici delle scuole di specializzazione di medicina, entrato in vigore nel 2015. – incalzano gli specializzandi – Desta poi perplessità il fatto che l’Università stia cercando di impugnare il provvedimento per presupposti vizi di forma, laddove invece insistono elementi oggettivi circa la non aderenza ai livelli formativi minimi richiesti. In altre parole, se l’Università ottenesse la sospensiva del TAR, “costringerebbe” alcuni specializzandi a formarsi in scuole non accreditate dal MIUR e dal Ministero della Salute. Inoltre, ben venga l’adozione di correttivi, ma è fisiologico che questi non possano essere efficaci nell’immediato e, pertanto, sembrano configurarsi i presupposti per la lesione del diritto ad una formazione di qualità per gli specializzandi richiedenti i trasferimento>>.

In attesa che tale querelle trovi una soluzione, rimane una domanda di fondo: se prima delle riforma, laddove erano previsti criteri di qualità meno stringenti, alcune delle scuole di specializzazione di Messina (oggi non accreditate) risultavano aggregate alle Università di Catania e/o di Palermo, come è possibile che l’Università di Messina abbia inteso presentare domanda di accreditamento per le medesime scuole in autonomia, ovvero distaccandosi dalle altre sedi Universitarie, a fronte di livelli minimi più impegnativi?

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