“Con la prevista riduzione, da parte del Sindaco e dell’Amministrazione De Luca, del 50% della spesa che il Comune sostiene per i servizi sociali, gli ultimi rimarranno ultimi. A repentaglio sono servizi e posti di lavoro. In una città come Messina che per i servizi sociali già spende una quota tra le più basse d’Italia, non è accettabile fare bancomat a discapito delle fasce di popolazione più deboli”.
Lo scrivono in una nota stampa Pippo Calapai e Laura Strano, rispettivamente segretario generale e responsabile Terzo Settore della Uil-Fpl di Messina.
“Comunicare alla città che si tagliano ingenti somme e poi affermare che nessun posto di lavoro si perderà – aggiungono i sindacalisti – equivale semplicemente a dire che, nella migliore delle ipotesi, stipendi e servizi saranno dimezzati, in un quadro sempre più desolante e che di chiaro ad oggi ha solo il taglio di risorse. Quali sono in dettaglio i servizi da tagliare e qual’ è il progetto e cosa accadrà il 31 dicembre 2018, termine di scadenza della maggior parte dei servizi? Che fine faranno dal 1° gennaio 2019 tutti gli operatori che saranno licenziati o avranno stipendi da fame nel caso in cui si proceda al taglio delle ore di lavoro? E dove andranno gli anziani ospiti di Casa Serena? E gli asili comunali che andavano aumentati? L’Amministrazione De Luca ha ben valutato i gravi disagi che questi tagli arrecheranno agli utenti dei servizi, alle loro famiglie, ai numerosi lavoratori impiegati nei servizi che perderanno il posto di lavoro o si vedranno dimezzata la retribuzione e alle rispettive famiglie?”
Calapai e Strano poi affrontano il tema dei soldi spesi da Palazzo Zanca per Casa Serena: “E cosa ne sarà di Casa Serena dopo che il Comune vi ha speso oltre un milione di euro? La struttura non solo non va chiusa ma va potenziata proprio per efficientarne i costi integrandovi in loco anche altri servizi socio assistenziali. Quali sono i servizi sociali che salverà il ‘Piano Ammazza Messina’ non è chiaro. L’unica cosa chiara è il taglio e che ad oggi manca un censimento dei bisogni, manca la nuova programmazione e nel frattempo non vi è alcuna garanzia di continuità dei servizi, che vanno indubbiamente razionalizzati, migliorati, organizzati, comunicati alla cittadinanza in modo chiaro, uniforme e trasparente, perché tutti sappiano, ma certamente non eliminati”.
La UilFpl, ha più volte denunciato in passato i bandi di gara mal redatti, la mancata attuazione di misure anticorruzione e trasparenza, la mancanza di disposizioni organizzative che avrebbero dovuto evitare al Dipartimento la commistione di interessi che hanno sicuramente nuociuto negli anni all’efficacia e all’efficienza dei servizi, limitando i doverosi controlli sull’osservanza delle disposizioni dei capitolati e sulla qualità dei servizi. Le proposte di rotazione dei funzionari, di modifica dei bandi, le richieste di pubblicazione dei procedimenti dei servizi sociali ad oggi inevase, sono state e rimangono costanti e non comportano costi aggiuntivi. “Ci risulta -proseguono i due sindacalisti- siano state inspiegabilmente sospese due gare d’appalto finanziate con Fondi PAC: l’ “assistenza domiciliare socio-assistenziale per anziani non autosufficienti” (importo di gara euro 1.163.550,40) e l’“assistenza domiciliare socio-assistenziale integrata con servizi sanitari del Distretto D26” (importo a base d’asta euro 3.779.085,45).
Queste risorse provenienti dai Fondi PAC ci risulta non possano essere utilizzate per altre finalità e quindi senza una celere conclusione delle gare rischiano, se non spese, di andare perdute, con una assurda perdita di servizi e perdita di occupazione per gli operatori già licenziati, già penalizzati, recentemente riqualificatisi e per i quali è stata prevista nel bando la clausola sociale. Non vorremmo che il Salva Messina diventi per le fasce più deboli una punizione per un crimine che non ha mai commesso e che dovrebbe essere pagato da altri.
Trovi l’Amministrazione -concludono Strano e Calapai- la soluzione per garantire la continuità ai servizi, ottimizzando sì ma non riducendo queste risorse già scarse e attingendo altrove, perché il baratro economico in cui versa la città deve pagarlo chi ha sbagliato e chi ne può sopportare l’onere, perché di questo baratro c’è gente che si è arricchita”.
Il 31 ottobre alle ore 10 a Piazza Municipio, lavoratrici e lavoratori delle cooperative sociali, utenti dei servizi e rispettive famiglie, sono invitate/i a partecipare all’assemblea CGIL e UIL per protestare contro i pesanti tagli alla spesa sociale e per difendere continuità dei servizi sociali e piena occupazione per gli operatori.