“Umanità Nova” della compagnia Carullo-Minasi in scena ai Magazzini del Sale

La stagione teatrale ai Magazzini del Sale prosegue e giunge al terzo appuntamento

Sabato 25 alle 21,00 e domenica 26 novembre alle 18,30 sarà la volta della compagnia Carullo-Minasi con “Umanità Nova – cronaca di una mancata rivoluzione”, spettacolo finalista Premio Dante Cappelletti 2023.

La drammaturgia è di Fabio Pisano, in scena Giuseppe Carullo, la regia è di Cristiana Minasi.

I costumi sono di Letteria Pispisa e gli elementi di scena curati da Cinzia Muscolino.

Questo spettacolo non ricostruisce la verità, ma la ricerca secondo un modello che ricalca un modo di essere e di stare alla vita, paradigma di cui il teatro tenta di essere la massima realizzazione.

I Moti di Reggio, i cinque anarchici morti sulla strada, sono la disturbante scheggia di un’Italia impazzita, sono l’eco di un “mito” andato a finire male. Una generazione, quella dei ventenni del ’68, che ha lottato e che ha perso, anzi peggio è stata strumentalizzata dal potere.

Ha ragione lo scrittore Luis Sepulveda: “Narrare è resistere”. Resistere alla tentazione di dimenticarli, di dimenticare.

 Lo spettacolo intende farsi portatore dell’importanza della Storia, della sua conoscenza e della sua corretta trasmissione per evitare che i fatti si ripetano senza che li si conosca. Non a caso il titolo dello spettacolo richiama il nome del celebre settimanale anarchico.

La scrittura del testo attraversa diversi protagonisti della vicenda, su tutti, Angelo Casile, uno dei cinque anarchici, ma non solo lui. Ci sono tante voci con linguaggi diversi ma col comune senso di raccontare dal proprio punto di vista la vicenda, una vicenda che pur rappresentando la Storia con la s maiuscola, ha finito per diventare una storia con la s minuscola, una storia che si è cercato in tutti i modi di dimenticare ma soprattutto di far dimenticare. Compito della drammaturgia è stato proprio quello di ripristinare i fatti, di assemblarli seguendo l’ordine degli eventi, eventi che vanno da Reggio a Milano, perché quel periodo storico, quell’occasione mancata in fondo non conosceva nord e sud, non conosceva settentrione e meridione. Ma riconosceva soltanto un sentimento comune: quello della rivalsa e della vendetta.

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