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“Un bel dì vedremo”, la musica lirica protagonista al Vittorio Emanuele

L’intento era quello di rendere più accessibile il mondo del melodramma, introducendo in maniera semplice, aneddotica e scanzonata alcune arie di Leoncavallo, Puccini, Verdi, Bellini e Mascagni.  Il percorso narrato e cantato  di “Un bel dì vedremo”, prodotto dall’Ente Autonomo Regionale Teatro di Messina, ha dunque stimolato l’attenzione del pubblico del Vittorio Emanuele di Messina scommettendo a ragione sul belcanto.
La voce recitante di Bruno Torrisi, la direzione d’orchestra di Giuseppe Paratore, l’esecuzione al pianoforte di Antonio Spina e la straordinaria potenza espressiva della soprano Maria Cappellani hanno così permesso di assaggiare l’opera lirica senza fare indigestione, senza abbandonarla ancora prima di averla realmente compresa. Ché sono amori, passioni, gelosie; sono, in una parola, uomini quelli che la lirica canta e, come tali, possono essere facilmente intesi. 
È di fatto un momento delicato per un’arte che riassume musica, recitazione e canto. Va da sé che “Un bel dì vedremo” abbia inteso spargere emozioni e sentimenti che arrivassero finanche ai neofiti.
Il titolo, estrapolato dal contesto della Madama Butterfly, è un evidente omaggio a Giacomo Puccini e traduce la speranza di pace tra gli uomini nella fratellanza, nello scambio vicendevole di esperienze, di credo e culture differenti; la speranza di giustizia, quella di uguaglianza.  
Bruno Torrisi ha alle spalle una lunga carriera di attore teatrale, cinematografica e televisiva.
La soprano Maria Cappellani ha calcato le scene dei palchi più importanti d’Italia, interpretando le più grandi Opere e vantando prestigiose collaborazioni.
L’uno introduceva le arie, l’altra le seguiva con notevole estensione e grande abilità nel fraseggio. Presenza scenica e doti recitative ammirevoli hanno dato lustro, nella prima parte dello spettacolo, a talune arie dei “Pagliacci” di Leoncavallo, alle pucciniane “Sì, mi chiamo Mimì” da “La Bohéme” e “Un bel dì vedremo” dalla “Madama Butterfly”, al “Tacca la notte placida” dal “Trovatore di Verdi. Quindi, nella seconda parte, “Ouverture” e “Casta diva” dalla “Norma” di Bellini, “Vissi d’arte” della “Tosca” più tormentata di Puccini, “Preludio” e “Voi lo sapete” da “Cavalleria rusticana” di Mascagni.
A chiudere, l’aria che ha dato il titolo a uno spettacolo cui è da attribuire il merito di aver schiuso le porte di un mondo, quello dell’opera lirica, al quale troppo spesso neppure ci si avvicina, per paura.

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