Giovedì 25 agosto alle 18,30, a Villa Piccolo (Strada Statale 113, km. 109 a Capo d’Orlando), sarà presentato il volume “La luna, mamma Rai e il sorriso della Gioconda” di Vanni Ronsisvalle (Pungitopo Editrice). Introduce Giuseppe Benedetto, modera Alberto Samonà. Interventi di Piero Fagone, Giuseppe Sicari e Lucio Falcone. Sarà presente l’Autore. A conclusione, proiezioni da “Taccuini di Porto Brandao” e da “Sottovoce” di Gigi Marzullo. Ingresso libero. L’incontro è promosso dalla “Fondazione Famiglia Piccolo di Calanovella” nell’ambito della rassegna “Ingressi di paesaggi 2016”.
Un uomo si aggira per l’Europa, la vecchia Europa delle cattedrali e degli Spiriti Eletti, vede cose ragguardevoli, incontra altri uomini e ne scrive. Si aggira per il mondo più vasto, di qua e di là degli oceani, dei grandi fiumi nelle città tra foreste di grattacieli, capolavori della modernità; vede luoghi e persone che valgono la pena di essere raccontati. Un cameraman (della RAI) filma ciò che lui guarda con interesse; un doppio sguardo convenzionale. In queste pagine scorrono l’una accanto all’altra avventurose storie di letteratura e anche tempestose storie d’arte. E la storia-storia con personaggi monumento.
Una imperatrice spodestata dalla prima guerra mondiale (Zita d’Asburgo) e manigoldi salvati dalla ghigliottina all’ultimo momento; il deluso boia di Parigi, il grande poeta americano Ezra Pound e Helene Weigel la vedova di Brecht, Italo Calvino e la nipote di Pessoa, l’ultimo capo dei Sioux in Dakota, narratore di antichi massacri, il controllore del cartoteche ebraiche di Praga e il padre di Anna Frank; donne bellissime in carne ed ossa o donne dipinte come esposta al Louvre. Oppure donne-mostro benché bellissime. Come Himelda Marcos a Manila che mandò di notte le ruspe a spianare il Tondo, bidonville cresciuta accanto al cantiere di un Palazzo del Cinema che si sarebbe inaugurato all’indomani, intitolato al suo nome: strage di poveracci straziati nei loro ricoveri di cartone. Avide come la terza o quarta moglie di Picasso, astute come sua figlia Paloma; Peggy Guggenheim che amò Max Ernst ed altri due o tre artisti che collezionava; altre api regine simili alle terribili Brunilde e Fredegonda dell’Età dei Franchi; sesso e potere. Denaro, tanto.
Storie di grandi artisti come Andy Warhol, Mirò e Bonnard o di scervellati che grandi non lo saranno mai. Storie nei grandi spazi dei quattro continenti o tra le quattro pareti di una camera d’albergo: Conrad all’Oriental di Bangkoch, Andrè Gide al Timeo di Taormina. Il Double bind, la teoria del doppio è l’architettura leggera ed avvolgente di questo libro, tratto dal filmico effimero e da ciò che comincia con l’angoscia della pagina bianca su cui scrivere cose imperiture. Linguaggio ellittico ed ironico, il filino di humor che non si trattiene nemmeno sulla porta di un dramma borghese: la vedova Picasso che si suicida quando il ministro Malraux le presenta l’importo della tassa di successione; Malraux ministro della cultura intenzionato in quei giorni a sbiancare il paesaggio di Parigi per lasciare il segno, lavare il grigio dei suoi palazzi.