Sebastiano Di Bella: “Il nostro obiettivo è dare al Catarratto una precisa riconoscibilità”
Sacrificato negli anni Sessanta alla moda dei vitigni internazionali, il Catarratto, la varietà a bacca bianca coltivata in tutta la Sicilia, punta a riprendersi la scena, forte del rinnovato interesse dei consumatori per i vini bianchi specialmente se trasformati in “bollicine”.
Adesso le “Famiglie storiche del Catarratto” hanno deciso di fare squadra per restituire a questo vitigno – bistrattato all’estero anche per il nome difficile da pronunciare e per questo identificato anche con “Lucido” – il posto che merita nel panorama della viticoltura siciliana.
L’entusiasmo per questo progetto – presentato alla 56esima edizione del Vinitaly – si percepisce nelle parole di Sebastiano Di Bella, produttore a Noto, e presidente delle “Famiglie storiche del Catarratto”.
“Il Catarratto nel tempo si è diversificato – ha spiegato Di Bella – ci sono tanti cloni, tante popolazioni di Catarratto, e all’interno di questa ricchezza stiamo cercando di scegliere i più adatti al tempo dei cambiamenti climatici che stiamo vivendo. Infatti, stiamo riflettendo sulla necessità di privilegiare, di potenziare questa eredità raccolta dai nostri antenati, per presentarci al pubblico dei consumatori in maniera nuova. Una recente indagine demoscopica di Nomisma e Unicredit pone la Sicilia fra le tre regioni maggiormente richieste per quanto riguarda i vini bianchi. Noi con il Catarratto siamo totalmente dentro questo trend. Il nostro obiettivo è dare al Catarratto una “riconoscibilità” precisa. A nostro parere il consumatore deve avere già delle aspettative quando assaggia i nostri Catarratto, deve sapere già cosa troverà nella bottiglia, così come avviene per tutti i grandi vini del mondo, il nostro vino dev’essere riconoscibile, “anticipato” dalla sua fama”.
Anche il produttore Mario Di Lorenzo si è lanciato in questa sfida.
“È una varietà che stiamo riscoprendo – ha affermato – c’è molto interesse da parte del mercato locale ed estero (soprattutto USA e UK). Esprime tutto il suo potenziale anche sopra i 300 metri sul livello del mare ed è davvero interessante poterlo vinificare perché esprime risultati davvero sorprendenti”.
“È la varietà a bacca bianca più coltivata in Sicilia, ma in passato è stata sottovaluta per non dire bistrattata – sottolinea l’enologo Tonino Guzzo – Rivista in chiave moderna ha enormi potenzialità, può dar vita a vini eclettici tanto che ne vengono fuori sia vini giovani, freschi e fruttati, sia vini di grande espressione evolutiva. Ci lavoro ormai da trent’anni e ci ho sempre creduto, spesso senza raccogliere il consenso di produttori e colleghi ma dopo il successo riscontrato in questi ultimi anni, molti si sono ricreduti, anche le Istituzioni, per questo ci aspettiamo grandi risultati. A mio parere siamo sulla strada giusta”.